Domodossola, gli operatori puntano alla Corte Costituzionale per una sentenza che metta in discussione tutti i distanziometri

Accogliere o respingere immediatamente il ricorso contro il distanziometro di Domodossola, ma anche disporre nuovi accertamenti (visto che le perizie hanno dato esiti contrastanti) o sollevare la questione di legittimità costituzionale. Sono le possibilità che ha adesso la Quinta Sezione del Consiglio di Stato, dopo che ieri è stato discusso nel merito il ricorso intentato da un gestore. Come anticipato da Agimeg, l’Agenzia delle Entrate – incaricata dal Collegio – ha stabilito che, teoricamente, il 24% del territorio comunale non venga colpito dal distanziometro. In sostanza quindi le sale da gioco avrebbero circa un quarto della superficie del Comune a disposizione, per trovare una nuova sede. Ma è stata la stessa Agenzia delle Entrate a sottolineare che questa porzione potrebbe ridursi drasticamente: occorre infatti fare i conti con il piano regolatore e con il regolamento comunale, in altre parole occorre accertare che nelle aree residue vi siano poi dei locali idonei a ospitare delle sale da gioco. La ricorrente del resto ha depositato una propria perizia, valutando questo elementi. La conclusione è che alla fine la superficie del Comune effettivamente sfruttabile è appena lo 0,6%. E come ulteriore riprova ha portato i dati dell’elenco Ries: a Domodossola prima del distanziometro si contavano 53 esercizi con le slot, adesso il numero si è ridotto a 6, ma a entro il 2021 ne resteranno solamente 3.

Ma gli operatori hanno sollevato anche una serie di dubbi di costituzionalità, e hanno fatto leva sulla sproporzione del provvedimento e sulla compressione della libertà di impresa. In sostanza – hanno argomentato – il distanziometro è una misura eccessiva rispetto all’obiettivo della tutela della salute, e comprime fino a eliminarla del tutto l’iniziativa economica degli imprenditori. Gli operatori sperano soprattutto in questa soluzione, anche perché – se la Corte accogliesse questa visione – la pronuncia andrebbe oltre il caso di Domodossola e la legge della Regione Piemonte, e potrebbe mettere in discussione anche a altri distanziometri.

Il Consiglio di Stato ha discusso una questione molto simile a luglio 2018, allora in ballo c’era il distanziometro di Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia. Anche in quel caso, i ricorrenti avevano spiegato che il distanziometro avesse come effetto quello di espellere totalmente il gioco dal territorio comunale. I ricorrenti di oggi però sottolineano che in quel caso la questione era stata discussa in camera di consiglio – il caso di Domodossola invece è stato affrontato nel merito – e soprattutto i Collegi sono differenti. rg/AGIMEG