Giochi, Carboni (Egla) replica a Endrizzi (M5S): “Il gioco non è un problema dei giovani italiani”

“Il portavoce al Senato del M5S Endrizzi afferma l’opportunità di “uno studio epidemiologico che ci dica quante persone in Italia soffrono di gioco d’azzardo patologico”, cosa condivisa da tutti, innanzitutto dagli operatori legali del gioco. Ma poi distorce le conclusioni delle fonti già esistenti. Questa volta tocca a Nomisma.”. Questo è il commento di Giovanni Carboni, Managing Partners di Carboni&Partners – EGLA, alle parole con le quale il senatore ha aperto ieri la conferenza sul ddl contro la pubblicità del gioco. “Infatti – prosegue Carboni – i dati dello studio di Nomisma di quest’anno non è vero che “ci dicono che i giovani in particolare sono il target di quella che sta diventando una vera e propria emergenza” come Endrizzi sostiene. Io alla presentazione di Nomisma c’ero. Leggo dalla relazione che la prima conclusione di Nomisma è: “Nonostante l’ampia diffusione, il gioco è un passatempo occasionale per gran parte dei ragazzi“. Poi aggiunge: “Per gran parte dei ragazzi, il gioco è un’occasione di divertimento e ha un impatto limitato sulla vita quotidiana; esiste però una fascia di consumo da monitorare con attenzione.”. Lo studio dice che il 46% degli intervistati non gioca mai nell’anno. Del restante 54% 3 intervistati su 4 giocano non più di 3 euro a settimana. E ancora secondo Nomisma: “Il 6% ha sviluppato pratiche di gioco problematiche.”. Nomisma ha applicato il metodo SOGS-RA predisposto per essere somministrato ai giovani. Per apprezzare quanto è grave quel 6% bisognerebbe conoscere lo strumento di misura, cioè quali sono le circostanze che comportano la classificazione: “pratica di gioco problematica”. Leggiamo però che il 15% dei giocatori problematici gioca raramente, che significa meno di una volta al mese. E questo fa intuire due cose. Primo, che il metodo non classifica come problematici solo casi estremi, secondo che magari il soggetto si trova in una condizione generale di malessere e il problema non è il gioco. E infatti l’analisi di Nomisma ci dice anche che: “Lo stato di malessere, fisico, mentale sociale, predispone al gioco problematico.”. “Il gioco, prosegue Carboni, non è un problema dei giovani italiani, con la buona pace di Endrizzi. Lo mostrano anche le indagini EPSAD riguardanti tutte le dipendenze, condotte dal CNR fin dal 1995. Tra gli studenti nella fascia di età 15 – 19 anni sia il tasso dei giocatori almeno una volta nell’anno, sia il tasso dei giocatori problematici decresce in Italia dal 2008 e, secondo la ricerca ESPAD del 2013 i giocatori sono il 44% del totale e i giocatori problematici il 3,3% del totale, numeri inferiori o tutt’al più allineati a quelli di altri Paesi europei. Non si capisce, conclude Carboni, perché Endrizzi, che è un medico, non si occupa d’altro visto che la stessa ricerca del CNR dice, ad esempio, che oltre 820.000 studenti, pari al 35% del totale, sono binge drinkers, cioè hanno bevuto 5 o più drinks uno dopo l’altro almeno una volta nell’ultimo mese, e che 95.000 studenti pari al 4,1% del totale hanno provato la cocaina almeno una volta nel 2013 e 40.000 pari all’1,7% l’hanno assunta nell’ultimo mese”. lp/AGIMEG