Avv. Sbordoni (esperto settore): “Necessario analizzare i soggetti di riferimento, i giocatori e lo strumento, il web”

“Un primo spunto è che viviamo in un’epoca particolare dove forse manca l’indirizzo a lungo termine. Tutte le competenze nel gioco ci sono, sono presenti, quindi la possibilità di effettuare un salto di qualità l’abbiamo. Riguardo i giocatori – ha dichiarato Stefano Sbordoni, avvocato ed esperto del settore – dobbiamo attualizzare l’esame della situazione intesa come soggetti di riferimento. Per il web, il soggetto di riferimento è l’utilizzatore e quindi il digitalizzato, che possiamo dividere in 3 categorie: i nativi digitali, che sono coloro che sono nati nel periodo in cui il web è già parte permeante del quotidiano, i migranti digitali, che si avvicinano ed utilizzano il web ma non nasce con loro, ed i tardivi digitali, quelli che hanno una certa ritrosia nell’usare lo strumento. Bisogna verificare lo strumento internet, non il mondo internet che sono due cose diverse. La trasposizione nel web del soggetto non ha avuto grande successo, vedi “Second Life”, ma invece i social network ne hanno preso il posto riportando l’avatar alla realtà. Si creato in un mondo virtuale reale, portando l’utilizzazione del web come vero strumento e non come realtà virtuale. In questa analisi dell’ipotesi che riguarda il giocatore, andrebbe anche rivisitata anche la qualifica di soggetto debole. Vorrei lanciare un’altra provocazione: le dipendenze possono essere rivalutate diversamente in funzione delle epoche? Nella mia epoca era il drogato il problema della società. I numeri cosa ci dicono di quel fenomeno oggi? Possiamo alla luce dell’evoluzione della società e delle abitudini, valutare il fenomeno patologico della dipendenza e dargli un inquadramento a medio e lungo termine? In questo l’intervento del regolatore potrebbe fare una programmazione importante. Infine – ha concluso l’avv. Sbordoni – l’abitudine non dobbiamo medicalizzarla perché può essere frutto di un contesto sociale dell’epoca in cui si vive”. “Abbiamo chiesto ai concessionari del gioco – ha concluso Aronica – di investire di più in ricerca e di meno in propaganda e pubblicità. Un equilibrio sano di questo settore si fonda sul produrre qualcosa di non inquinante ed attraverso un approfondimento della ricerca. Grandi contributi arriveranno sempre da un approccio interdisciplinare, anche da quelle universitarie molto vicine a questo settore”. Su questo invito, Aronica ha concluso il convegno sul gioco online all’Università di Salerno. es/AGIMEG