Casinò Campione, sen. Nencini (Misto) “Mef e Viminale intervengano subito: intero territorio è a rischio”

Il Ministro dell’Economia e il Ministro degli Interni chiariscano “se e come intendano affrontare la situazione” in cui versa il Casinò di Campione. Lo chiede in un’interrogazione parlamentare presentata ieri al Senato Riccado Nencini del gruppo Misto-PSI, e incentrata sulla procedura di fallimento della casa da gioco. Nencini ricorda che  “la gestione della casa da gioco è, per legge dello Stato, affidata ad una società il cui socio unico è il Comune di Campione d’Italia”; e che questa società “è sottoposta al controllo dei Ministeri dell’interno e dell’economia e delle finanze, attraverso la nomina di 2 rappresentanti nel collegio sindacale. Inoltre la società di gestione è sottoposta al controllo di una società di revisione approvata dal Ministero dell’interno”. Secondo il Senatore “il casinò di Campione d’Italia, a seguito della liberalizzazione di questi giochi, per la svalutazione dell’euro rispetto al franco svizzero, per l’apertura di tre casinò nel vicino Canton Ticino, ha subito una forte contrazione degli incassi”; di conseguenza, pur conservando  “una marginalità attiva di oltre 12.000.000 euro, non è stato più in grado di garantire, nella misura prevista, i proventi da stornare al Comune, che garantiscono per oltre il 90 per cento la copertura del bilancio”. In sostanza, argomenta Nencini, il fallimento della casa da gioco rischia di causare anche il default del Comune. A gennaio scorso infatti la Procura di Como “ha chiesto il fallimento della società di gestione”, e “a partire da questa data la casa da gioco, pur avendo ottenuto dal tribunale fallimentare un concordato in bianco, non ha potuto più trasferire proventi al Comune, che ha dovuto dichiarare lo stato di dissesto finanziario, così come ipotizzato dalla Corte dei conti”. Nencini ricorda ancora che il Comune ha dovuto assumere una serie di iniziative per far fronte al dissesto, una tra tutte “ha dovuto procedere alla dichiarazione di 86 esuberi del personale dipendente, lasciandone in pianta organica 16, numero totalmente insufficiente a svolgere qualsiasi attività peculiare per le mansioni che il Comune extradoganale ed extraterritoriale è chiamato a svolgere”. Insomma, “se non si sana celermente questa grave situazione, l’intero territorio rischia una crisi dalle gravissime conseguenze, che solo grazie all’estrema dignità dei cittadini non si è ancora palesata in tutta la sua reale drammaticità”. rg/AGIMEG