Ezio Stellato (Dott. Comm. Studio Fiorentini) ad Agimeg: “Banche condizionate da antiriciclaggio rafforzato ma le società di gioco, in quanto in possesso di una licenza, non possono vivere con minaccia chiusura conti, altrimenti si viola la Costituzione”

“Oggi il settore del gioco ha un grande problema legato all’antiriciclaggio adottato dalle banche. Il comparto è autorizzato ad operare in virtù di una licenza pubblica assegnata da ADM, ma nonostante questo non si aprono conti correnti, o si chiudono quelli in essere, alle società di gioco che non possono quindi avere libero accesso agli istituti di credito, così come lo hanno tutte le altre attività con licenza pubblica, siano esse farmacie o tabaccherie. Una condizione che autorizza i tribunali ad affermare che le banche possono chiudere i conti correnti anche per motivi etici. Tuttavia, se un soggetto possiede una licenza deve poter aprire un conto corrente e non, viceversa, vivere con la minaccia della chiusura di un rapporto, altrimenti significa che non tutti i cittadini sono uguali e si violerebbe la Costituzione”. E’ quanto ha affermato ad Agimeg Ezio Stellato, Dottore Commercialista, Founder dello Studio Professionale Fiorentini, che segue le problematiche di numerose aziende di gioco, sempre più in difficoltà con la chiusura dei conti correnti da parte delle banche.
“Sto lavorando su questi temi in modo da poter modificare la norma che danneggia gli operatori di gioco legale. Il settore del gioco è già colpito da limiti orari, distanziometri, leggi regionali, riduzione del parco macchine – slot e vlt – senza contare che sono mesi che le sale sono chiuse a causa della pandemia e del conseguente lockdown. Ho aperto un tavolo ad inizio dicembre con il MEF e l’ABI nel quale ho portato all’attenzione questa problematica. Di fatto le banche, per una questione di responsabilità penale che deriva dall’antiriciclaggio rafforzato, preferiscono non avere a che fare con operatori di gioco. Non aprono nuovi rapporti creditizi con chi opera nel comparto e tendono a chiudere i conti correnti attivi. Eppure oggi il settore non si fa con i contanti, lo scassettamento è affidato a società di vigilanza e per normativa ogni bonifico è tracciato proprio per l’antiriciclaggio, le macchinette sono collegate ad Adm, i conteggi sono istantanei, insomma non c’è spazio per operazioni sospette”.
“Va bene la lotta alla ludopatia – prosegue Stellato – sono d’accordo con il codice etico, ma le banche non possono privare un imprenditore, che ha una licenza pubblica, dell’operatività di un conto corrente. Per questo ritengo si possano cambiare le regole antiriciclaggio, andando ad inasprire le pene in caso di eventuali violazioni. In questo modo qualunque soggetto legato al mondo del gioco può avere un conto corrente, che potrà essere chiuso per chi non rispetta le norme etiche del mantenimento di quel rapporto con la banca. Tra l’altro, un così forte irrigidimento comporta l’elusione nei confronti dello Stato, con imprenditori che potrebbero creare società all’estero, stringere rapporti con banche estere. La soluzione è non mettere paura alle banche, che hanno responsabilità penali troppo alte, legate all’antiriciclaggio rafforzato, e che per questo non vogliono rischiare una condanna penale in caso di un eventuale errore. Chiediamo che venga liberalizzata la possibilità di avere un conto corrente”.
“Il settore del gioco è il più penalizzato e il più tassato d’Italia. Molti imprenditori del gioco hanno fatto grandi sforzi in questi anni per essere regolari da un punto di vista fiscale nei confronti dello Stato, ma lo stesso Stato, attraverso l’Agenzia delle Entrate, durante il lockdown non ha previsto alcuna sospensione dei pagamenti per quelle attività con i codici Ateco chiusi, come quelli di giochi e scommesse. Se un’azienda ha dipendenti in cassa integrazione e fatturato a zero, come fa a pagare le transazioni fiscali e i concordati in corso? Gli operatori stanno già pagando lo scotto di mantenere la propria attività in piedi, ma senza una sospensione dei pagamenti si fa fallire un intero settore. Chi sceglie di investire in un settore non bannato come quello del gioco, in quanto consentito dallo Stato anche se considerato deontologicamente amorale, deve essere tutelato”, conclude Stellato. cr/AGIMEG