Repubblica Torino: Lavoratori del gioco legale in piazza a tutela del proprio lavoro. “Siamo lavoratori legali che dal 21 maggio diventeranno fuorilegge”

Nello scontro sulla legge regionale sul gioco, ieri è stato il giorno dei lavoratori. «Non siamo padroni o ricconi, siamo tutti dipendenti: baristi, cassieri, commessi. Siamo lavoratori legali che dal 21 maggio diventeranno fuorilegge, per l’effetto retroattivo della legge del 2016». Quella in piazza, di fronte a Palazzo Lascaris, con pettorine e megafono è l’altra faccia della medaglia della querelle sul gioco, per cui si sono mobilitati nei giorni scorsi associazioni, sindacati e partiti contro il rischio del «ritorno al far west delle slot machine» per effetto della nuova legge proposta dal centrodestra, sottolineando i gravi effetti sociali e sanitari della ludopatia soprattutto nel pieno della crisi economica provocata dal coronavirus. E’ quanto si legge su ‘Repubblica Torino’ di oggi. Una battaglia trasversale, quella contro la ludopatia e a difesa dell’attuale legge contro il gioco d’azzardo, che negli anni ha eliminato le slot da bar e tabaccherie, e imposto, entro il 20 maggio di quest’anno, la distanza minima di 500 metri delle sale gioco rispetto a luoghi sensibili, come chiese, scuole, banche e ospedali. Sul fronte opposto si schierano però i lavoratomi del settore circa 5mila in Piemonte che ieri hanno manifestato di fronte a Palazzo Lascaris, per chiedere di cancellare la scadenza del 20 maggio e eliminare il distanziometro che li costringerebbe a spostare le attività o, dicono loro, licenziare i dipendenti. «Siamo qui per difendere il nostro posto di lavoro – dicono – con la legge attuale le sale scommesse non possono aprire sul 92 per cento del territorio piemontese perché quasi ovunque scatta il limite della distanza di 500 metri dai luoghi sensibili. Non ha senso imputare al gioco legale gli effetti di quello patologico: è come se si decidesse di chiudere le pasticcerie perché se uno mangia troppi dolci rischia poi che gli venga il diabete». Questi lavoratori sostengono poi di «essere un baluardo per il gioco legale. Se chiudete noi – dicono – la gente si rivolge alla rete non autorizzata». I sindacati Filcom, Fismic, Confsal parlano di «un drastico impatto su migliaia di posti di lavoro». Ed è proprio sui numeri che si gioca lo scontro. L’istituto di ricerca Ires segnala un saldo negativo di 52 posti persi nelle sale da gioco dall’approvazione della legge regionale, mentre l’analisi dei ricercatori della Cgia di Mestre parla di 1700 posti di lavoro persi tra il 2016 e il 2019 e una perdita di fatturato annuo di 66 milioni. Dal 21 maggio, sempre secondo i ricercatori veneti, i posti di lavoro persi potrebbero diventare tra i 2870 e i 3800. lp/AGIMEG