Bingo, Rapporto Eurispes: raccolta pesa solo 1,5% sul totale nazionale, ma con più forza lavoro rispetto ad altre tipologie di offerta. Regolamenti regionali penalizzanti, distanziometro e limiti orari mettono a rischio tante sale. Ecco tutti i dettagli

E’ un panorama a 360° quello che viene fuori dal Rapporto Eurispes sul mercato del Bingo, presentato questa mattina nel webinar “Il Bingo nella crisi del gioco legale in Italia: rischi e prospettive dell’offerta più “social” della galassia del gioco”. Spesa, forza lavoro e occupazione fanno la fotografia di un settore che sta soffrendo dei tanti regolamenti regionali troppo restrittivi ma che non tengono conto del fatto che quello del bingo è uno dei mercati con meno rischi di infiltrazioni malavitose.

Bingo, Rapporto Eurispes: raccolta pesa solo l’1,5% del totale nazionale, prevale aspetto di socializzazione. Il gioco si caratterizza per assorbimento di più forza lavoro rispetto alle altre tipologie di offerta.

Entrate erariali per 182 milioni di euro ed una spesa di 459 milioni. I giocatori del Bingo hanno acquistato cartelle per 1.647 milioni di euro, di cui 1.519 milioni nel “Bingo di sala”, e il valore residuo attraverso il “Bingo a distanza”. Si tratta di un dato sostanzialmente stabile, che conferma la dimensione di nicchia occupata da questa tipologia di offerta che si attesta solo all’1,5% dei volumi complessivi di giocate del gioco pubblico. E’ quanto emerge dal Rapporto Eurispes sul Bingo, su dati del 2018 di Adm.

Il Bingo rappresenta un quadro rassicurante all’interno del quale la dimensione di socializzazione mantiene uno spazio evidente, determinato dalla compresenza di molti giocatori, dal rapporto “fisico” con gli addetti alla gestione del gioco in Sala, dal limitato ruolo “strumentale” della tecnologia utilizzata per le estrazioni, dalla collocazione in spazi adeguati e salubri i cui standard assicurano una permanenza gradevole, arricchita dall’offerta di servizi collaterali di qualità, come la ristorazione.

Assai interessante è il dato che riguarda la dimensione occupazionale. L’organizzazione del Bingo assorbe tra gli 8.000 e i 10.000 addetti (una media intorno a 50 lavoratori per ognuna delle 203 Sale attive al 31 dicembre 2018), per circa il 60% donne, generando inoltre un forte indotto. In relazione ai volumi complessivi del gioco pubblico e ai suoi riflessi occupazionali, il Bingo si caratterizza dunque per un assorbimento di forza lavoro significativamente più elevato rispetto alle altre tipologie di offerta. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: regolamentazioni regionali particolarmente penalizzanti per l’attività delle sale. Tipologia di offerta è invece quella meno esposta ai rischi di infiltrazioni malavitose

Malgrado le sue caratteristiche di luogo di socializzazione, il Bingo è stato ed è soggetto alle forti compressioni che discendono da alcune legislazioni regionali e dai regolamenti comunali, oltre che gravato da diritti concessori esosi e non parametrati ai reali ricavi dell’attività. Da qui discende una dimensione diffusa di crisi che si aggrava per le incertezze legate al complesso processo di rinnovo delle concessioni pubbliche, che dovrebbe portare al superamento dell’attuale regime di proroga. In questo quadro si inseriscono le forti incognite che caratterizzano la difficile ripresa del dopo-pandemia.

Alcune regolamentazioni regionali risultano addirittura ulteriormente penalizzanti per l’attività delle Sale Bingo che sono oggetto delle medesime prescrizioni restrittive di altri esercizi, senza tenere conto delle dimensioni strutturali delle Sale stesse (compreso il personale impiegato), né tantomeno dei vincoli concessori che – a tutt’oggi – consentono l’esercizio della singola concessione solo nel Comune per il quale è stata assegnata, ormai oltre quindici anni fa. Questo è evidentemente il frutto di una approssimazione “per eccesso” che caratterizza la maggior parte degli interventi in àmbito territoriale, finalizzati al contrasto delle dipendenze, e che è a sua volta figlia di un pregiudizio “culturale” che colpisce l’intero settore dell’offerta di gioco legale.

Per quel che concerne l’“area grigia” che interessa anche la galassia del gioco pubblico, è riconosciuto che questa tipologia di offerta è senz’altro quella meno esposta ai rischi di infiltrazioni malavitose. Alle Sale Bingo si attaglia particolarmente la qualifica di “presidî di legalità”. Per il consumatore, infatti, mentre in altre tipologie di offerta il discrimine tra legale e illegale può risultare flebile, questa indeterminatezza non si genera in relazione all’attività economica di offerta del gioco del Bingo. Anticipando e sintetizzando quanto emerge dalla Ricerca, sarebbe opportuno che i Legislatori e i soggetti regolatori tornassero a comprendere le specificità dell’offerta del Bingo e, per quanto possibile, valorizzassero ‒ auspicabilmente, estendendole anche agli altri esercizi che offrono le diverse tipologie di gioco pubblico ‒ gli standard di sicurezza, trasparenza, socializzazione e limitato rischio socio-sanitario, che caratterizzano da sempre la Sala Bingo. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: costo di investimento medio complessivo attorno ai 2,5 milioni di euro, oltre la metà delle sale ha fino a 400 postazioni

Al 31 dicembre 2018 le Sale Bingo operative erano 203, condotte da 130 società concessionarie, riferibili ad alcuni gruppi operativi a livello nazionale e internazionale, e più frequentemente, a piccole realtà imprenditoriali locali attive con una, due o tre Sale al massimo, all’interno di àmbiti regionali. Le concessioni sono attribuite a seguito di gare comunitarie: i concessionari gestiscono il gioco secondo regole la cui osservanza è costantemente verificata dagli uffici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dalle Forze di polizia. L’allestimento delle Sale Bingo comporta un costo di investimento medio complessivo stimabile attorno ai 2,5 milioni di euro. Per ciascuna Sala, l’ordinaria manutenzione e l’aggiornamento tecnologico ‒ richiesto anche da specifici impegni concessori ‒ comportano inoltre ulteriori significativi costi sostenuti annualmente dagli operatori, che evidentemente pesano sugli equilibri della gestione. Come già detto, le Sale Bingo sono luoghi destinati ad un pubblico numeroso (particolarmente nei periodi delle festività). Alcune Sale superano le 600 postazioni, circa un terzo delle Sale offre tra 400 e 600 postazioni, ed oltre la metà opera fino a 400 postazioni. Le Sale, in virtù di prescrizioni concessorie, ma anche per precise scelte imprenditoriali di servizio al pubblico, presentano ampi locali per il gioco adeguatamente illuminati, sono dotati di sistemi di aerazione, con particolari requisiti speciali nelle aree dove è consentito il fumo. Le condizioni igieniche e di decoro sono sempre adeguate, vista anche la diffusa presenza di servizi di ristorazione per il pubblico. Inoltre, sono dotate di sistemi multimediali non solo per il gioco del Bingo, ma anche per altre forme di intrattenimento (eventi sportivi, artistici, manifestazioni locali). L’ormai lungo percorso di consolidamento dell’offerta avviato nel 2001, ha determinato una presenza territoriale ben calibrata, con l’operatività di Sale che, rapportate alla popolazione regionale, insistono su bacini di utenza tra 200.000 e 400.000 residenti (unica eccezione la Calabria, con una sola Sala Bingo per l’intera regione). cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: il settore occupa attualmente più di 8.000 persone, con costi del personale stimabili in una quota intorno al 45% dei ricavi lordi

Delle varie tipologie di gioco lecito offerte sul territorio nazionale, il Bingo è senz’altro quello maggiormente labour-intensive. Le Sale Bingo si avvalgono di personale specializzato in diversi ruoli: accoglienza, vendita e controllo in Sala. A ciò si aggiunge il personale dei servizi di ristorazione, guardaroba, vigilanza, pulizie e cassa per la gestione degli apparecchi Awp e Vlt. Tra occupazione diretta delle società concessionarie e società di servizi dell’indotto, come già detto il Bingo occupa attualmente più di 8.000 persone, con costi del personale (vale a dire redditi lordi dei lavoratori) stimabili in una quota intorno al 45% dei ricavi lordi della filiera.

Il personale molto spesso possiede una lunga esperienza nei propri compiti all’interno delle Sale; inoltre, più della metà degli occupati nelle Sale è spesso di sesso femminile. Le altre attività di gioco presenti nelle Sale (gli apparecchi da intrattenimento offerti in Sale separate) occupano un numero di risorse molto ridotto rispetto all’offerta di Bingo, in genere non superiore al 10% del totale del personale impegnato.

I ricavi lordi delle 203 Sale Bingo attive al 31 dicembre 2018, derivanti dalla vendita delle cartelle, si sono assestati a circa 273 milioni di euro, ovvero in media a 1,346 milioni di euro per Sala. Le 198 concessioni attive al 2019 possono essere ritenute le “sopravvissute” a dinamiche di mercato e carichi gestionali non favorevoli. Il trend si era manifestato già all’esordio delle Sale Bingo, nei primi anni Duemila. Anche per questo, nel 2007 è stata concessa la possibilità di installare nelle Sale, in spazi non dedicati al Bingo e separati, gli apparecchi AWP (e, successivamente, VLT). cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: distanziometro e limiti orari stanno portando alla chiusura della maggior parte delle attività con perdita di migliaia di posti di lavoro

L’adozione di strumenti quali il “distanziometro” e la netta limitazione degli orari dell’offerta ad opera dei Comuni, anche se non direttamente indirizzati all’attività del Bingo, comportano per questa attività una diminuzione dei ricavi da apparecchi da gioco che porta automaticamente in sofferenza i bilanci.

Il caso più emblematico è, in questi mesi, rappresentato dalla Regione Piemonte, dove a partire dal maggio 2019 l’entrata in vigore del “distanziometro” anche per i negozi specializzati sta comportando per le Sale Bingo la cessazione dell’offerta di gioco attraverso apparecchi. Inoltre, anche nei rarissimi casi in cui la collocazione delle Sale è fuori dal raggio dei 500 metri prescritti dal “distanziometro”, la compressione degli orari di vendita di gioco attraverso apparecchi (che non è stata differenziata in alcun modo tra esercizi generalisti e quelli, come le Sale Bingo, dedicati all’offerta di gioco pubblici) limita fortemente la loro redditività. Il combinato disposto dei due elementi (“distanziometro” e limitazione degli orari) sta determinando un diffuso stato di crisi del settore e prefigura la chiusura della maggior parte delle attività, con la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: in Italia 1,1 milioni di giocatori, spesa media pro capite di 33 euro al mese

Sulla base di dati forniti dagli operatori e da alcuni studi, la profilazione dei giocatori del Bingo è così sintetizzabile: 1,1 milioni di giocatori; 58% giocatori di sesso femminile; spesa media mensile pro capite (su giocatori): 33 euro; spesa media mensile pro capite (su popolazione residente +18 anni): 70 centesimi. Il 45% dei giocatori ha l’abitudine di andare in Sala in compagnia ed un ulteriore 23% di andare più spesso a giocare in compagnia che da solo: la somma di queste percentuali supera i due terzi del campione, un dato che identifica la percezione della sala Bingo come luogo di incontro per attività di intrattenimento. Solo il 13% dei giocatori dichiara di giocare “sempre” da solo. Per quel che riguarda la segmentazione anagrafica dei giocatori, è interessante notare che l’età media è di 50 anni. Circa i rischi di incorrere nel DGA, il Disturbo da Gioco d’Azzardo, la percezione tra i giocatori del Bingo è molto elevata, e vista la scarsa incidenza di questa tipologia di gioco per lo sviluppo di dipendenze, ciò attesta un’attenzione “precauzionale” molto forte rispetto alla più ampia galassia del consumo di gioco. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: la proroga tecnica delle concessioni rende sempre più gravosa la prosecuzione dell’attività di gestione delle sale

Il Rapporto Eurispes si è soffermato anche sulla decisione del legislatore nazionale, adottata con il Decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio per il 2020, di proseguire nel solco già tracciato della proroga tecnica delle concessioni, alzando sempre più l’asticella della gravosità della prosecuzione dell’attività di gestione delle Sale. Infatti, pur essendo stata disposta la nuova ed ulteriore proroga tecnica onerosa delle concessioni in essere per il gioco del Bingo (unitamente a quelle per le scommesse), fino al termine (al momento della stesura di questa analisi) per indire la nuova gara fissato al 30 settembre 2020, è tuttavia ancora pendente il giudizio di legittimità costituzionale relativamente alle condizioni di proroga delle medesime concessioni introdotte nella precedente Legge di Stabilità per il 2018. In sostanza, senza la certezza che la proroga onerosa, o meglio le sue specifiche condizioni, siano legittime dal punto di vista costituzionale, il Legislatore ne ha disposta una nuova, senza tener conto delle criticità evidenti ed irrisolte. Si può constatare che lo strumento della proroga tecnica onerosa viene da tempo utilizzato dal legislatore per sopperire alla propria mancanza circa un intervento organico di riforma del settore, incrementando, nel contempo, le entrate erariali provenienti dal gioco del Bingo (e dagli altri giochi pubblici). Il clima istituzionale non offre, ad oggi, motivi per guardare con rassicurazione alla fase attuativa delle previsioni generali contenute nel decreto fiscale e nella Legge di Bilancio per il 2020 tenuto anche conto dell’intervento del Decreto “Cura Italia” che ha disposto lo slittamento di sei mesi dell’espletamento della gara Bingo escludendo, peraltro, la possibilità per lo Stato di contabilizzare i previsti 17 milioni di euro nei saldi di finanza pubblica per il 2020. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: distanziometro non mitiga la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici, mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli “sociali”

L’Eurispes sottolinea l’impatto fortemente negativo di alcune legislazioni regionali e dei regolamenti comunali sulla tenuta economica delle Sale Bingo, dato che le limitazioni poste in essere all’offerta del gioco pubblico, anche quando non direttamente indirizzate al Bingo, finiscono con il penalizzarlo e, addirittura, mettono a rischio la prosecuzione stessa dell’attività. Ma anche al di là degli impatti eminentemente economici dei provvedimenti varati per prevenire e contrastare le dipendenze da gioco, c’è da chiedersi se essi possano avere una efficacia effettiva per la riduzione del numero dei giocatori patologici. La risposta che l’Eurispes ha fornito attraverso numerose ricerche effettuate sul campo negli ultimi anni dal suo Osservatorio Permanente su Gioco, Legalità e Dipendenze, è decisamente negativa. Il “distanziometro” può ridurre il consumo di gioco nei giocatori “sociali”, ma non ha alcun effetto sul giocatore patologico; al contrario, risulta funzionale all’obiettivo di occultare al proprio àmbito relazionale e familiare i comportamenti patologici. L’introduzione di tale strumento, che prevede una distanza (solitamente 500 metri o almeno 300) da un lungo elenco di luoghi così detti “sensibili” (scuole, chiese, centri di aggregazione, palestre, ecc.) da rispettare per gli esercizi che offrono gioco pubblico attraverso apparecchi, produce concretamente o produrrebbe nella maggior parte dei territori la pratica espulsione dell’offerta legale perché, al momento del varo delle leggi (e anche successivamente) non si era provveduto ad una loro mappatura. La limitazione degli orari dell’offerta induce il giocatore patologico, ove non trovi altro sfogo, a concentrare in fasce ridotte le sue pulsioni, approfondendo le dinamiche compulsive in spazi temporali maggiormente omogenei per quanto riguarda le manifestazioni patologiche, e che contribuiscono a creare una dimensione di ghetto. Erga omnes, la forte riduzione dell’offerta di gioco pubblico, quando non la sua pratica espulsione ad opera del “distanziometro”, apre spazi che vengono immediatamente occupati dalle attività illegali gestite dalla criminalità organizzata, che da sempre ha nel gioco clandestino uno dei suoi core business.

L’Eurispes sottolinea che è evidente che il delta tra il numero dei giocatori considerati problematici dall’ISS (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000) è così estremo da portare con sé valutazioni di segno opposto. La prima è che il passaggio tra problematico e patologico sia molto raro; la seconda è che il sistema sanitario riesce comunque ad intercettare solo “tracce” dei comportamenti patologici legati al consumo di gioco. La predilezione da parte dei giocatori problematici dei luoghi lontani da casa e per quelli che garantiscono maggior privacy per quote percentuali in entrambi i casi superiori al 10% (mentre la lontananza dal luogo di lavoro appare meno influente), potrebbe apparire non rilevante, anche se confrontata con quella assai più bassa espressa dai giocatori sociali. In realtà questi dati “dicono” qualcosa di diverso, per la cui comprensione è necessario riprendere quelli generali riportati nella ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo la Ricerca dell’ISS i “giocatori problematici”, come abbiamo già detto, sono in Italia 1.500.000, pari al 3% della popolazione. Va ribadito che “problematico” non significa “patologico” e che, conseguentemente, solo una parte di essi è colpita da dipendenza o è a forte rischio. Ipotizzando che questo sotto insieme, rappresentato dai giocatori patologici, assommi al 10% dei problematici, ecco che il dato della predilezione di luoghi del gioco lontani da casa o che assicurano privacy, che si attesta intorno alla stessa percentuale, potrebbe “fotografare” proprio la quota di giocatori più fortemente problematici. Il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e occultano in qualche misura la sua condizione di difficoltà. Conseguentemente, si potrebbe affermare che il “distanziometro” non mitiga la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici, mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli “sociali”.

Infine, comprimere gli orari e collocare l’offerta in tempi contingentati ed in fasce marginali può addirittura creare un habitat particolarmente consono per chi manifesta una pregressa fragilità psichica, oltre a riprodurre una logica da ghetto che confligge con obiettivi di ri-socializzazione dei soggetti problematici e/o patologici.

Per rimanere al tema del Disturbo da Gioco d’Azzardo, realisticamente va detto che il fenomeno è destinato a crescere e che non si può che puntare ad un suo parziale contenimento. Ma perché ciò si realizzi, esso deve essere al contempo studiato più approfonditamente, arginato attraverso una forte attività di prevenzione, e curato con una concreta applicazione di specifici protocolli clinici che diano corpo all’inserimento del Disturbo da Gioco d’Azzardo nei Livelli essenziali di assistenza. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: il caso Piemonte, con legge regionale espulso il gioco legale dal territorio. Oltre 2.600 redditi persi nel caso di piena applicazione del distanziometro ai negozi specializzati

Recentemente il Piemonte ha deciso di procedere alla piena attuazione della propria legge regionale 9/2016 (dopo che l’applicazione del “distanziometro” aveva comportato già a novembre 2017 una prima forte compressione dell’offerta di gioco legale, relativamente ai punti vendita non specializzati e all’offerta attraverso apparecchi AWP), e da ciò è disceso che con il maggio 2019 anche i punti vendita specializzati ne sono stati interessati, con il risultato di prospettare una sostanziale espulsione del gioco attraverso apparecchi (AWP e VLT) dal territorio regionale e, inoltre, di pregiudicare la più generale tenuta economica dei soggetti della filiera che offrono nei loro punti vendita “anche” il gioco attraverso apparecchi. I dati ottenuti dalla Guardia di Finanza hanno segnalato come il passaggio verso l’illegale sia già un fenomeno evidente, anche attraverso la proliferazione dei “totem”. Più in generale anche per il Piemonte, l’Osservatorio dell’Eurispes ha segnalato che l’applicazione del distanziometro nella maggior parte dei territori coincide con l’espulsione del gioco pubblico. Nel frattempo, in pochi mesi dall’integrale applicazione della legge del 2016, l’Eurispes ha riscontrato una prima morìa di esercizi specializzati. Si tratta di almeno 15 esercizi, tutti ‒ per le attività di gioco in concessione ‒ dotati di licenza di pubblica sicurezza ex art. 88 TULPS, rilasciata dalle Questure competenti e naturalmente organizzati secondo tutte le specifiche delle concessioni rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Sulla base del numero medio di personale necessario per l’operatività di Sale del genere, è stimabile che circa 160 persone abbiano già subìto l’interruzione del reddito da lavoro che era assicurato da queste attività, o siano in procinto di esserne interessate. È l’avanguardia degli effetti occupazionali negativi riportati nel Rapporto Eurispes del maggio 2019, che arrivava a stimare ‒ solo per gli addetti diretti delle Sale ‒ oltre 2.600 redditi persi nel caso di piena applicazione della disposizione del distanziometro ai negozi specializzati. cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: il volume del gioco illegale in Italia è valutato intorno ai 20 miliardi annui, il 20% di quello del gioco pubblico

In un sondaggio curato dall’Eurispes e pubblicato a inizio 2019 viene segnalato che il 4,7% del campione dichiara di aver consumato gioco attraverso circuiti illegali, e questa quota aumenta di molto al Sud e nelle Isole. Con ogni probabilità questo dato sottostima la realtà, perché non può tenere conto dell’inconsapevolezza di molti giocatori, che non sanno di essere incappati in reti illegali. Del resto, il volume dell’illegale in Italia è valutato intorno ai 20 miliardi annui, ovvero al 20% di quello del gioco pubblico. In proposito, va rimarcato che manca un’indagine nazionale in grado di rappresentare al meglio il suo impatto e la sua distribuzione territoriale. Si consideri che nella sola operazione coordinata dalla DNA nel novembre del 2018, e che ha visto l’attivazione delle Procure di Reggio Calabria, Catania e Bari, sono stati sequestrati valori per circa 1 miliardo di euro. Queste e tutte le altre poste dell’illegale finiscono nei paradisi fiscali per poi ritornare “sbiancati” nella Penisola o in altri paesi europei, inquinando ulteriormente tanti settori dell’economia legale. Se non si interrompono i flussi illegali, che nascono soprattutto dal mercato del gioco e della droga, per il Paese, e soprattutto per il nostro Sud, non sarà mai possibile un reale rilancio. La repressione deve riguardare l’illegalità, e in proposito la politica dovrebbe intervenire dotando le Forze dell’ordine e gli inquirenti di strumenti più avanzati. Una cosa è certa: il proibizionismo, in questo come in altri settori, ha sempre dimostrato di non essere una soluzione.

La stessa Corte di Giustizia Europea ha recentemente ribadito di aver approvato nel settore dei giochi d’azzardo il ricorso al sistema delle concessioni, ritenendo che quest’ultimo possa costituire un meccanismo efficace che consente di controllare gli operatori attivi in questo settore, allo scopo di prevenire l’esercizio di queste attività per fini criminali o fraudolenti. Se ne desume che i punti vendita di gioco pubblico possono essere definiti presidî di legalità sul territorio e tale qualifica si attaglia particolarmente alle Sale Bingo viste le loro caratteristiche strutturali e funzionali (personale qualificato, utilizzo di sistemi di videosorveglianza, accessi selettivi a tutela dei minori, costante controllo da parte delle Forze di polizia).

In questo contesto non possono, quindi, essere trascurate le recentissime parole del Procuratore Antimafia, Federico Cafiero De Raho: «Se lo Stato non aiuterà le imprese in crisi, le mafie saranno agevolate. Non solo le fasce sociali più povere sono maggiormente esposte, ma anche le imprese. Se lo Stato non interverrà con forti sostegni, con i cosiddetti “bazooka economici”, saranno moltissime le imprese in difficoltà e se lo Stato non interverrà con la forza economica che restituirà impulso, è certo che vi sarà una grave esposizione alle crisi (…) E tutto questo agevolerà ancora una volta le mafie che sono pronte a investire il loro denaro. La consuetudine è che le mafie si inseriscano come mediatori in tutti i momenti emergenziali laddove c’è esigenza». cr/AGIMEG

Bingo, Rapporto Eurispes: dal 1° luglio riaperte le sale in tutta Italia. Il dopo Covid-19, “anno zero” per il gioco pubblico

Con il primo di luglio si è concluso il processo che ha portato alla riapertura delle Sale Bingo su tutto il territorio nazionale. L’iter che ha condotto alla ripartenza, come spesso capita, ha visto nella tempistica una difformità da regione a regione, e comunque in alcune aree del Paese l’offerta del Bingo è stata l’ultima ad essere nuovamente autorizzata. Ciò è avvenuto malgrado con largo anticipo ‒ e precisamente in data 14 maggio 2020 ‒ tra le associazioni datoriali, tutte le società concessionarie del settore e le rappresentanze sindacali dei lavoratori del Bingo, fosse stato siglato un Protocollo Quadro d’intesa “Misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19”, valutato unanimemente assai rigoroso.

Le prossime settimane ed i prossimi mesi ci diranno se l’offerta del Bingo riuscirà di nuovo ad occupare la sua già limitata nicchia di mercato o se, in alternativa, si dovrà assistere ad una morìa di Sale, con conseguente impatto sull’occupazione che, come abbiamo illustrato, rappresenta una voce particolarmente rilevante in questa tipologia di gioco pubblico. Sull’altro versante, anche il Mef rischia di vedere almeno in parte deserte, con conseguente danno per l’Erario, le gare per le nuove concessioni, dato che è acclarato che anche prima del Covid-19 la tenuta economica delle Sale Bingo risultava alquanto precaria.

Come tutti gli altri settori imprenditoriali, i concessionari di gioco pubblico e, quindi, anche quelli del Bingo, attendono dal Governo chiarimenti ed interventi sulle misure di supporto, quali le coperture e le tempistiche dell’utilizzo della cassa integrazione guadagni per i loro numerosi dipendenti, i differimenti degli obblighi contributivi, i crediti d’imposta sui canoni di locazione delle Sale. Specifica dell’area Bingo risulta l’esigenza di una congrua proroga (6 anni) delle concessioni, essenziale per poter riprogrammare l’attività finanziaria su un arco di tempo ragionevole; senza questo o analogo provvedimento i soggetti concessionari avrebbero difficoltà di rapporto con il sistema bancario per sostenere la necessaria liquidità. Inoltre, il settore ha avanzato la richiesta del differimento del versamento del prelievo erariale rispetto al momento del ritiro delle cartelle di gioco. Secondo l’Eurispes, senza il ricorso a questa “cassetta degli attrezzi” è difficile ipotizzare, anche nel medio periodo, la tenuta e sopravvivenza del gioco del Bingo.

È auspicabile che il dopo Covid-19 possa costituire per il gioco pubblico “l’anno zero”, superando le attuali normative frastagliate, di difficile lettura, non coordinate tra loro (come abbiamo visto anche nello specifico dell’area del Bingo), attraverso l’emanazione di un Testo Unico sui giochi che permetta allo Stato di riappropriarsi della riserva di legge nella materia del gioco pubblico, superando quelle contraddizioni tra Centro e Periferia più volte segnalate e ribadendo il contenuto istituzionale del controllo del gioco in denaro, volto a perseguire gli obiettivi di interesse collettivo, ovvero la prevenzione delle attività criminali, la tutela dei consumatori, il rigoroso divieto di gioco minorile e la prevenzione delle dipendenze patologiche. cr/AGIMEG