Bingo, Barbieri (Ascob): Il 15% delle attuali sale potrebbe non partecipare alla gara

“Con questo bando, il 10-15% delle attuali sale bingo rischia di non partecipare. E non credo che verranno rimpiazzate da nuovi soggetti: i documenti di gara pubblicati finora sembrano di una semplicità estrema, non vengono minimamente prese in considerazione le difficoltà del settore”. Il giudizio di Salvatore Barbieri, presidente di Ascob, è netto, anche se rimane la speranza che “i capitolati correggano il tiro”. Barbieri sottoliena che la situazione italiana è completamente cambiata rispetto alla gara di 12 anni fa: “le sale ormai non sono più in grado di sostenersi con il solo bingo, anzi” spiega a Agimeg, “il 70-80% dei proventi lo traggono dagli apparecchi. IL bingo poi da quanto risulta a Ascob nel primo semestre del 2014 ha subito un altro calo, tra l’11 e il 13%. L’acquisto di una concessione insomma è un investimento da valutare con attenzione. Inoltre, la nuova gara assegna titoli della durata di 6 anni – salvo rinnovo – e ne servono almeno cinque per recuperare i costi sostenuti per aprire la sala, nel sesto anno si dovrebbe riuscire quindi a ammortare l’investimento per l’acquisto della concessione”.

 

 

Bingo, Barbieri (Ascob): Sbagliato far coesistere vecchie e nuove concessioni

 

 

Barbieri spiega quindi che è cambiato anche lo scenario in cui si va a operare: “Basti pensare alle distanze dai luoghi sensibili che hanno adottato moltissimi comuni italiani. Chi partecipa alla gara – in molti casi anche coloro che già hanno una concessione e la devono rinnovare – dovrà avviare un lungo iter amministrativo, e magari anche intraprendere un contenzioso con il Comune proprio a causa della distanze minime che sono state introdotte in questi anni”. Al contrario di quanto prevedeva la gara del 2002, spiega ancora il presidente di Ascob a Agimeg, non è stata adottato nessun criterio che determini il numero delle sale che si possono aprire in un comune sulla base di quello degli abitanti: “Il rischio è che chi opera nelle zone meno remunerative sia spinto a spostarsi nelle grandi città, e che in queste ultime invece vi sia un numero eccessivo di sale”. Un problema contiguo a quello della convivenza tra vecchie e nuove concessioni: “Alcune delle vecchie concessioni sono partite con 6 anni di ritardo, di conseguenza scadranno solo nel 2020. In pratica chi ha partecipato alla vecchia gara, lo ha fatto calcolando che in quel comune avrebbero aperto un numero determinato di sale. Adesso invece potrebbe ritrovarsi un numero di competitor decisamente più elevati”. Ascob avrebbe voluto insomma una gara molto diversa: “Si sarebbe dovuto attendere che le tutte concessioni scadessero – facendo leva sulle questioni di ordine pubblico, le uniche che l’UE non può sindacare – per consentire a tutti di operare nelle stesse condizioni. Oppure si sarebbe dovuta lanciare una gara simile a quella delle concessioni per il gioco online, con una finestra temporale molto ampia per acquisire la concessione. Invece non solo tutte le proposte che abbiamo fatto ai Monopoli in questi anni a quanto pare sono state disattese, ma gli operatori non sono stati nemmeno interpellati prima di lanciare la gara”. gr/AGIMEG