Scommesse, Vulpis (Sporteconomy): “Caso FIGC-Intralot, basta con l’ipocrisia”

“Da circa tre settimane stiamo assistendo nel mondo dello sport-business tricolore ad una ‘tarantella’ (senza senso) di un livello molto, ma molto basso. Il tema è la partnership che la FIGC si sarebbe permessa di stringere con Intralot, colosso greco del gioco e del betting attualmente parte del gruppo Gamenet, a supporto della Nazionale italiana di calcio”. Inizia così l’editoriale di Marcel Vulpis su Sporteconomy in merito all’accordo di sponsorizzazione tra Intralot e Figc. “Un’operazione per una certa ‘sinistra’ del Paese, per una certa parte ‘bigotta’ della nazione, quasi scandalosa. Intralot, a sentire questa parte sarebbe il male assoluto, un soggetto che stimola lo sviluppo della ludopatia e non sarebbe degno di essere affiancato all’immagine di un brand così emozionale e di impatto sociale come appunto la Nazionale. A ciò si aggiungano castronerie di vario tipo, come il timore di alcuni parlamentari di vedere il logo e nome di Intralot sulla maglia (cosa impossibile e su cui è nata una polemica inutile: bastava leggersi i regolamenti FIFA e Uefa)”. Vulpis nel suo editoriale evidenzia come “Intralot è un operatore regolarmente autorizzato ad operare e ha tutto il diritto di scegliere il ‘media’ che più ritiene adatto alla propria strategia per promuovere il proprio brand, prodotto e/o servizio. Perché ripeto è un’azienda sana che opera all’interno della cornice della legalità gestita a monte dallo Stato. OItre a ciò aderisce al progetto “Gioco Responsabile”, anni fa lanciato dai Monopoli (AAMS) e quindi non incentiva in alcun modo il potenziale cliente a giocare oltre i propri limiti. E questo atteggiamento/approccio al mercato è seguito non solo da Intralot ma anche da tanti altri brand del settore. Oggi l’utente tipo per giocare deve rispettare una serie di regole e l’azienda che gli fornisce la piattaforma di gioco sa chi è e può monitorare il suo livello medio di gioco. Immaginate solo per un secondo se Intralot o tante altre aziende regolari non esistessero più. Molti chiaramente non giocherebbero più, molti altri cercherebbero altre piattaforme (chiaramente illegali sia sul territorio, sia sull’online). Quello che molti dei detrattori dei giochi non comprendono, fino in fondo, è che queste polemiche “sterili” sono uno spot, de facto, per tutto il mondo del sommerso, che esiste, esisterà. ma può essere limitato, contenuto e contrastato proprio e solo attraverso il gioco regolare/legale”. Ne consegue che “la sponsorizzazione per certi versi ‘storica’ di Intralot ha una valenza sociale molto superiore a quanto immaginiamo.(…). Giusto ascoltare le istanze di tutti, ma non può essere un tweet di un parlamentare o di Codacons a dire cosa è giusto e cosa non lo è. Mi sembra un po’ riduttivo, oltre che un vero e proprio boomerang. Ci auguriamo pertanto che la FIGC prosegua in questa operazione e che l’investimento di Intralot oltre ad essere utilizzato per il mondo dei giovani, nell’ottica di un’azione di social responsability, possa diventare un elemento di riflessione nel settore e un modo più moderno e liberale di vivere la nostra società e il rapporto con il fenomeno del “gioco” (chiaramente legale e certificato)”. lp/AGIMEG