Scommesse: CGE, “La normativa italiana rispetta i principi di parità di trattamento e di effettività”

La Corte di Giustizia Europea oggi si è pronunciata sul “bando Monti”, la gara per l’assegnazione di concessioni ippiche sportive e virtuali che si è tenuta nel 2013. La gara metteva in palio 2.000 concessioni, le offerte sono state molto superiori, per  2.820 titoli. Oggi la Corte ha legittimato il bando italiano, stabilendo che “non è discriminatoria una gara che assegna concessioni di durata inferiore alle precedenti”. Secondo i bookmaker esteri – che da anni operano in Italia senza concessione rilasciata nel nostro Paese e si battono contro il sistema normativo, sostenendo che contenga norme discriminatorie – il bando Monti non avrebbe sanato la situazione. In pratica, la durata minore delle concessioni (40 mesi, contro i 9 e 12 anni dei precedenti titoli) avrebbe rappresentato una nuova discriminazione: chi doveva entrare ex novo nel sistema avrebbe dovuto sostenere una serie di investimenti che non avrebbe avuto tempo di recuperare. Ma per la Corte, i bookmaker esteri non devono essere considerati “nuovi entranti sul mercato, in quanto, pur senza possedere titoli concessori e autorizzazioni di polizia, operano in Italia da circa quindici anni”. Inoltre, sebbene i concessionari esistenti godano di un “indebito vantaggio concorrenziale in quanto hanno potuto iniziare la propria attività alcuni anni prima degli operatori illegittimamente esclusi”, tuttavia, “non ricevono vantaggi concorrenziali «ulteriori», in quanto le disposizioni controverse si applicano anche nei loro confronti”. I giudici europei riconoscono quindi che “tanto la revoca e la ridistribuzione delle precedenti concessioni, quanto la messa a concorso di un numero adeguato di nuove concessioni potrebbero essere soluzioni appropriate per rimediare all’esclusione illegittima di alcuni operatori” e che “nella materia non armonizzata dei giochi d’azzardo, le autorità nazionali possono, in virtù del loro margine di discrezionalità, scegliere l’una o l’altra delle suddette soluzioni”. La Corte ne trae la conclusione “che la normativa italiana rispetta i principi di parità di trattamento e di effettività”. Dalla gara il Governo Monti stimava di incassare 20 milioni di euro, ma la gara è stata un successo perchè ne ha percepiti invece 72,7. rg/AGIMEG