Sandi (Pres. Snai): “Nel nostro caso nessun conflitto di interesse nel settore ippico, ma piuttosto interesse al rilancio del movimento con benefici per tutti”

Dallo stato dell’arte dell’ippica al progetto IHRA, dal ruolo di Snai nel settore alle prospettive di rilancio dello stesso: questi alcuni dei temi trattati dal Presidente di Snai Giorgio Sandi in una intervista rilasciata al sito gaet. Ecco l’intervista:

Cosa la spinge a candidarsi quale punto di riferimento per l’ippica italiana?

Ho ritenuto fosse necessario offrire la mia personale disponibilità per aiutare un settore in cui Snai ha sempre giocato un ruolo importante e che a Snai ha dato molto ma non certo per diventarne un punto di riferimento. Il progetto IHRA nasce come progetto ippico degli ippici e deve restare un progetto degli ippici. Penso però sia anche ora di superare una vecchia visione di antagonismo tra gli operatori che raccolgono scommesse ippiche ed il resto del mondo ippico. Ognuno di noi ha un proprio interesse specifico ma la divisione ha prodotto solo danni.
Si parla tanto di conflitto d’interessi non soltanto nel suo caso, ma in generale nell’ippica. Che ne pensa di questo problema in un settore che ha sempre avuto una stretta connessione tra operatori ippici e posti di comando?

Non si può essere a favore delle posizioni di conflitto di interesse, il settore ippico ha sempre visto persone giocare diversi ruoli contemporaneamente. Nel caso di Snai non vedo proprio dove possa esserci conflitto, abbiamo interesse a che si riprenda il movimento delle scommesse ippiche, abbiamo interesse che si ritorni all’attivo nella gestione degli ippodromi, abbiamo interesse a che l’ippica riprenda. Il fatto che Snai abbia anche interesse in settori diversi nulla toglie al nostro interesse a che l’ippica ritorni a funzionare.
Del progetto IHRA, di cui, a nostro parere, alcune proposte sono anche pienamente condivisibili, quale ritiene sia la proposta più innovativa?

Credo ci siano diversi elementi nuovi o forse antichi, cioè la partecipazione delle associazioni rappresentative dell’intero settore (Allevatori, Proprietari, Gentlemen, Categorie Professionali, Società di corse (ippodromi) ed Assuntori di scommesse) unitamente agli organi vigilanti del MIPAAF e del MEF nella gestione dell’Ippica Italiana, il ritorno degli Enti Tecnici, un progetto economico/finanziario che riparte dall’Allevamento e dal Montepremi (senza cavalli e proprietari non si fanno le corse), la salvaguardia delle categorie produttive, il lavoro, che ridia un ruolo agli ippodromi come produttori di spettacolo ippico. Forse non nuovo ma certo orientato a fare sì che l’ippica italiana in tutte le sue componenti ed attraverso le proprie Associazioni partecipi e sia protagonista del rilancio del settore, assuntori di scommesse ippiche comprese.
Nella governance IHRA dovrebbero far parte le Categorie che in questo momento e da sempre, sono molto divise. Ritiene sia possibile ottenere un consenso unanime anche per quanto riguarda le varie nomine?

Il voto espresso attraverso le Associazioni di Categoria è sovrano, le Categorie Professionali hanno proprie organizzazioni e sono certo esprimeranno candidature di alto spessore professionale e tecnico. Non è più il momento per i veti o le contrapposizioni, se ne è già vista la capacità distruttiva. Non ci sono più risorse da “spartirsi”, bisogna riprendere un percorso di costruzione del nostro futuro, con le idee chiare e programmi concreti, non sogni ma lavoro quotidiano.
La proposta di un concessionario unico per le scommesse ippiche come la ritiene?

Inattuale, al momento la norma prevede che più operatori vendano le scommesse ippiche. Più importante ed attuale a mio modo di vedere è che l’ippica affronti la sfida di offrire un prodotto forte e competitivo, non solo come payout (ritorno percentuale al giocatore) ma anche come appetibilità. Non ha senso proporre Tris 10/15 volte al giorno, o offrire alle scommesse troppi eventi a totalizzatore quando il movimento generato è troppo ridotto. Bisogna rivalutare la scommessa a quota fissa (oggi i giovani che giocano le scommesse sportive conoscono solo quella che da la garanzia di conoscere a priori la vincita potenziale e non sono contenti di giocare aspettandosi di vincere tre volte la posta per poi scoprire che molti hanno giocato su quel determinato cavallo e che la loro quota finale è 1 volta e mezza la spesa e non tre). E poi ci sono molte proposte sulle scommesse che hanno bisogno di corse belle, ben presentate, ben riprese televisivamente da parte degli Ippodromi e così via). Promozione, attrattività, una regia a 360 gradi per la valorizzazione dei “valori” veri dello sport ippico.
Il gruppo SNAI é spesso accusato d’aver abbandonato l’ippica per le scommesse sportive e di aver lanciato un intensa campagna pubblicitaria per le virtuali. In effetti guardando l’ordine grafico/gerarchico sul menù principale del portale SNAI (1 SPORT – 2 SPORT VIRTUALI – 3 IPPICA) sembra confermare questa tesi. Ha qualcosa da precisare a riguardo?

In questo momento l’ippica risulta davvero il fanalino di coda dei giochi ma credo si possa dire che la colpa non è dell’uno o dell’altro e certamente nemmeno del venditore. Per quale motivo si vende di più il Corriere della Sera e meno un altro quotidiano? I nostri punti vendita sono come i supermercati. Il venditore può promuovere un prodotto per un certo periodo ma poi è il pubblico a scegliere cosa comperare. L’ippica non vive più in un regime di Monopolio di fatto, come è stato per molti anni, ed, oltre a dolersene, punterei l’attenzione piuttosto sul fatto che è ancora viva, nonostante tutto, e che Snai realizza oltre il 50% del giro d’affari della stessa. Ed é per questo che investiamo tempo e risorse per farla crescere. O forse sbagliamo quando non la seguiamo abbastanza e sbagliamo quando dedichiamo tempo ed energie?
Sempre più addetti ai lavori ci segnalano che il mercato scommesse si sta lentamente ma inesorabilmente allontanando dai punti vendita per insediarsi sempre di più sulla rete internet per l’ovvio abbattimento dei costi di gestione. Inoltre nei prossimi anni è previsto un aumento dei betting competitors. Cosa prevede a riguardo?

E’ così, è vero ma è anche vero che chi ha chiuso le reti di vendita sul territorio è poi tornato frettolosamente a riaprire i punti chiusi. Il problema italiano è la presenza degli operatori illegali o che raccolgono scommesse portando all’estero proventi e profitti e non contribuiscono certo al benessere dell’ippica italiana. E, guarda caso, nessuno di questi, vende l’ippica italiana. Dobbiamo lavorare insieme ippica e assuntori di gioco legale per valorizzare l’ippica e portare risorse al comparto. L’occasione è la Delega Fiscale.
Promozione e marketing, due aspetti molto importanti e che hanno contribuito negli ultimi anni a relegare l’ippica all’ultimo posto: quali sono secondo lei le priorità?

La mancanza di un coordinamento ha caratterizzato la gestione negativa dell’ippica italiana in questi anni. Di fronte all’aggressività delle proposte commerciali dei prodotti più di moda (come le slot machine, le VLT, le corse virtuali) l’ippica non ha saputo reagire con un piano di intervento coordinato. Alcuni ippodromi hanno creduto nella promozione (Napoli, Firenze, Taranto, Cesena, Milano tra gli altri) e dove qualcosa è stato fatto si vedono i risultati in termini di pubblico e movimento scommesse. Purtroppo l’impossibilità di programmare e la continua esistenza di contenziosi anche a livello internazionale per il pagamento dei premi (vedi la ormai certa esclusione dell’Italia dal Comitato Pattern al galoppo con il declassamento conseguente di tutto il nostro settore, salvo miracoli dell’ultima ora – lì si, che sarebbe servita l’IHRA!) di fatto impedisce una gestione professionale dell’immagine ippica. Dobbiamo ritornare ad avere una gestione integrata, professionale, industriale, unitaria del settore, con la partecipazione di tutti.
La conflittualità con Lega Ippica Italiana, che da più tempo è apparsa nel panorama del nostro settore, non avrà come risultato un aggravamento della crisi del nostro comparto? Secondo lei è possibile una mediazione?

L’iniziativa delle Associazioni dell’Ippica a cui abbiamo aderito nasce aperta ai contributi di tutti; saremmo felici di far convergere le proposte esistenti in una unica che tenga conto del contributo di tutti. L’ippica rischia la morte e noi ci stiamo adoperando per non sprecare questa ultima possibilità. Se non remiamo tutti insieme per salvarla, la Delega Fiscale sancirà la morte del settore, non la sua rinascita. Il settore si avvale di mille professionalità, tutte importanti e tutte autonome. Non è come la lega calcio che vede  le squadre di calcio principali proprietarie dei calciatori ma uno sport aperto ed europeo in cui tutti devono trovare spazio. Lei si immagina cosa vorrebbe dire vedere Bellei o Andreghetti o Vecchione avere il proprio “cartellino” nelle mani di uno o l’altro degli ippodromi? Diventerebbe un circo!
Ci scusi ma siamo sinceri: per a noi e per molti dei nostri lettori la chiusura di San Siro trotto ha avuto un effetto devastante. Può chiarire in proposito il suo punto di vista e quando potremo vedere la prima corsa al trotto a Milano?

Come detto più volte purtroppo la vecchia struttura del Trotto di Milano non era più sostenibile, produceva perdite ogni volta che si doveva correre. Stiamo finalizzando una gara internazionale tra studi di architettura specializzati per il trasferimento delle corse e la costruzione del nuovo impianto nell’area della Maura, nei terreni di proprietà della Società e a spese della Società. Siamo alla stretta finale delle proposte, entro il mese di luglio finalizzeremo la scelta e poi partiremo con la progettazione esecutiva e gli appalti. E speriamo che la stagione ci aiuti a poter riprendere presto a correre e che così come il Comune di Milano – con cui abbiamo firmato un protocollo di intesa – anche il MIPAAF confermi il ripristino delle giornate di corsa ed il montepremi all’ippodromo di Milano Trotto. lp/AGIMEG