Sanatoria Slot, Governo valuta rateizzazione in due o tre anni dei 116 milioni ancora da versare

I Governo sta valutando come ai concessionari sulla sanatoria delle maxipenali, e in queste ore sta valutando, anche alla luce delle difficoltà di cassa di alcune aziende, una rateizzazione di due-tre anni dei 116 milioni. La Corte dei Conti venerdì scorso ha respinto l’istanza di riduzione del condono al 20%, confermando il decreto che aveva emesso la settimana precedente in cui condannava le concessionarie a versare il 30% della condanna di primo grado (2,5 miliardi circa). Le concessionarie avevano già versato il 20%, complessivamente 233 milioni, su un conto del Ministero dell’Economia; adesso dovrebbero versare il restante 10% – appunto 116 milioni – entro venerdì prossimo. Secondo quanto riporta Milano Finanza “le norme per la dilazione potrebbero essere inserite in un decreto da approvare prima di metà mese, quando è fissato il termine ultimo per i versamenti mancanti. Nell’attesa di capire se le rate verranno effettivamente concesse, ieri sono state depositate le motivazioni con cui i giudici contabili hanno condannato i concessionari delle slot-machine a versare l’intero 30%. In un passaggio la Corte dei Conti ipotizza per esempio il congelamento, senza indicarne le modalità, delle somme già versate dai concessionari sul conto infruttifero aperto appositamente dal ministero dell’Economia, in attesa della sentenza d’appello. Soldi, dicono i giudici, che verrebbero successivamente trattenuti in caso di conferma della pena o restituiti in caso di assoluzione. Le società potrebbero addirittura fare domanda per la restituzione delle somme, spiega la Corte, specificando tuttavia che la questione è competenza assoluta del Tesoro. La decisione del governo di fissare la soglia al 20% anziché il 30% non è comunque piaciuta ai magistrati, secondo i quali la misura conterrebbe «palesi storture» con il fine di fare solamente cassa, dal momento che per giustificare lo sconto, l’esecutivo avrebbe dovuto dimostrare una «minore gravità della colpa», cosa che i giudici non hanno riscontrato”. lp/AGIMEG