Magistro (vicedir. Adm) “Blind trust per Bplus? Non dà abbastanza garanzie. Meglio cessione”

Ripulire il settore del gioco, tra i più a rischio di infiltrazioni criminali, e renderlo innocente come il giardinetto di un asilo. Luigi Magistro, da un anno a capo dei Monopoli, è convinto che la sfida si possa vincere: “Entro il 2014 puntiamo a ottenere la massima pulizia nei concessionari”. Il punto debole, infatti, è proprio lì: lo Stato appalta la gestione a società private, con gara europea ed esame dei requisiti, ma non è impossibile aggirarli. “Il gioco – spiega Magistro in una intervista de Il Fatto Quotidiano – è un business con grossi giri di contante, si presta a infiltrazioni di ogni genere. Fino al 2003 era quasi completamente in nero. Poi, con l’ingresso dello Stato, c’è stata l’emersione, ed è venuto a galla di tutto. Ora si tratta di selezionare, e noi stiamo facendo un grosso sforzo. Effettuiamo controlli sistematici su concessionari, soci, amministratori, assetti proprietari. Se individuiamo qualcosa che non va, scatta la revoca della concessione”. L’affare Bplus Il settore più delicato è quello delle slot machine, da cui arrivano ben 4 degli 8 miliardi che lo Stato incassa dai giochi. Qui operano 13 concessionari, e qui c’è stato anche il primo effetto dell’operazione pulizia: l’affaire Bplus. Bplus è la maggiore dei concessionari autorizzati, ogni giorno garantisce allo Stato entrate per 3 milioni, un miliardo all’anno, è in attività dal 2004. A marzo sul patron, Francesco Corallo, è piombata l’interdittiva del prefetto di Roma, per tentativi di infiltrazione del crimine organizzato. La concessione è stata revocata, ma a Bplus è stato concesso di operare fino al 20 settembre, in attesa di trovare una soluzione che salvi quel 25 per cento di mercato che rappresenta, evitando che ripiombi nel nero con pesanti ricadute sulle entrate dello Stato. L’ipotesi allo studio è conferire la società a un blind trust con sede a Londra, separando la proprietà dalla gestione. Sarà sufficiente? Magistro non ne è convinto: “Ritengo che il blind trust, per di più estero, non dia abbastanza garanzie. Diverso sarebbe se fosse affiancato da un ufficio di controllo presieduto da una personalità di alta levatura. Ma si tratta di una soluzione ponte: solo il passaggio della società a un soggetto diverso, in tempi brevi, potrebbe scongiurare il tentativo di infiltrazione mafiosa su cui è basata l’interdittiva del prefetto”. La Bplus ha fatto ricorso al Tar e invoca il risarcimento di possibili danni per centinaia di milioni di euro. Altre esclusioni sono arrivate nel settore delle scommesse, sia per tentativi di infiltrazione mafiosa che per criminalità comune. Da Mani Pulite all’azzardo Magistro, ex Guardia di Finanza, non è comunque un novellino in certe faccende. Negli anni Ottanta, al fianco del giudice Gherardo Colombo, dava la caccia ai fondi neri dell’Iri, nei Novanta collaborava col pool Mani Pulite. Poi, da direttore dell’accertamento all’Agenzia delle Entrate, si è inventato il nuovo redditometro e si è battuto per consentire al fisco l’accesso ai conti correnti. Provvedimenti poco popolari, ma che hanno triplicato il recupero dell’evasione fiscale. Tenere a bada il settore dei giochi è diverso, ma non meno complicato: “Gli evasori li devi stanare in una platea gigantesca, qui è molto più ristretta, ma anche le nostre forze sono ridotte rispetto all’Agenzia delle Entrate”. I Monopoli hanno un organico di 2500 persone, di queste appena 500 per i controlli, che comprendono anche i tabacchi. I soli giochi sono un mondo di 2 mila concessionari, 5 mila gestori, 100 mila esercizi, 400 mila slot machine: “Col gioco di Stato siamo entrati in un settore nuovo forse impreparati – osserva Magistro – Abbiamo dovuto formare il personale e col blocco delle assunzioni non c’è ricambio da dieci anni. Rispetto alla macchina che ci hanno chiesto di organizzare, non ci hanno dato molto. Eppure, garantiamo allo Stato 24 miliardi di entrate l’anno”. Il che riporta alle polemiche sullo Stato biscazziere, ma Magistro spiega che demonizzare il gioco è sbagliato: si tratta di una redistribuzione di ricchezza, la spesa di uno diventa il reddito di un altro: “La maggior parte di quanto speso torna indietro in premi. Su 87 miliardi giocati lo scorso anno, lo Stato ne ha incassati 8, i giocatori se ne sono divisi 70”. Ludopatie esagerate Quanto all’allarme sulle ludopatie, “circolano numeri che ci lasciano perplessi. I tecnici ci dicono che le persone veramente a rischio dipendenza sono decisamente meno rispetto alle cifre che si leggono”. E come spiega le barricate contro la legge Balduzzi che limita le slot? “Il divieto di collocarle a 500 metri da scuole, chiese e ospedali era eccessivo: a Roma significava eliminarle quasi del tutto. Ma qualcosa va fatto: la dislocazione delle slot è fin troppo libera, chiunque può metterne una. Qui accanto c’è una lavanderia con otto apparecchi: si porta il bucato e si gioca. Stiamo studiando un riposizionamento sul territorio, con la segregazione degli spazi destinati al gioco. E importante, soprattutto per i minori, non avere la tentazione sotto gli occhi. Così come individuare e curare i casi di vera dipendenza, ed è quello che stiamo facendo con l’Osservatorio previsto proprio dal decreto Balduzzi. Però faccio notare il paradosso: l’opinione pubblica si concentra sulle ludopatie, mentre c’è assai meno attenzione sul fatto che noi, qui, ci confrontiamo quotidianamente con un sistema a grosso rischio di infiltrazioni criminali. Non è una cosa singolare?”