Ippica: tra minimi garantiti e risarcimenti una “compensazione” che vale 50 milioni per le agenzie. Da valutare le posizioni dei singoli punti

Le agenzie ippiche “storiche” avrebbero diritto a incassare circa 50 milioni di euro se si procedesse a una compensazione tra i minimi e le quote di prelievo che devono pagare all’Amministrazione, e i crediti cui hanno diritto in forza dei lodi arbitrali che hanno vinto. Lo scontro sui minimi si protrae ormai da quasi 15 anni (lo storico lodo Di Majo, una delle prime pronunce sulla questione, è del maggio 2003) ma è tornata alla ribalta nelle ultime settimane dopo che l’Avvocatura di Stato, contestando l’ennesimo ricorso intentato da un’agenzia di fronte al Tar Lazio, ha annunciato che concessionari e amministrazioni coinvolte erano vicine a un accordo. Secondo quanto apprende Agimeg dai Monopoli, i minimi e le quote di prelievo complessivamente ammontano a 230 milioni di euro, mentre le agenzie – in forza dei lodi – vantano crediti per 280 milioni. Tuttavia, l’ADM precisa che “I concessionari presentano posizioni diversificate, in quanto alcuni hanno solo crediti” mentre altri “hanno anche debiti, per minimi e quote di prelievo”. La posizione di queste ultime appare al momento più complesssa, tanto che l’ADM non spiega se verrà utilizzato un meccanismo di compensazione, ma anticipa solamente che “Una chiarificazione dei tempi della procedura e dei termini dell’accordo – che non possono prescindere dalla definizione di tutte le controversie pendenti – potrà aversi a settembre, a valle degli incontri” tra agenzie e Ministeri coinvolti. A complicare il quadro c’è il fatto che l’ADM non è l’unica Amministrazione coinvolta: “La procedura, molto complessa, prevede un’integrazione di parere da parte dell’Avvocatura e la definizione dei criteri, per un’eventuale accordo transattivo con le concessionarie, da parte di ADM, MEF, MIPAAF e Ragioneria dello Stato”. I tempi a disposizione non sono però così lunghi, visto che il Tar Lazio ha chiesto all’ADM di depositare entro 60 giorni (e il termine dovrebbe quindi scadere a metà settembre) “una dettagliata relazione” sull’accordo in corso. La vicenda dei minimi garantiti è stata al centro di un lungo contenzioso giudiziario. Si tratta in sostanza  dell’importo di prelievo fiscale che le agenzie ippiche avrebbero dovuto garantire a prescindere dal volume di scommesse raccolte. Le agenzie  – anche grazie a una serie di pronunce giudiziali e a lodi arbitrale – non hanno pagato i minimi per diversi anni, chiedendo invece di essere risarcite per il mancato lancio di alcuni giochi e per l’aumento della concorrenza, in particolare quella non autorizzata. Il Tar Lazio con una serie di sentenze emesse a partire dal 2009 ha dichiarato che l’Amministrazione non avrebbe potuto chiedere il pagamento dei minimi fino a quando non avesse adottate le cosiddette misure di salvaguardia. Nel 2012, il Governo con il decreto Semplificazioni (decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16) ha stravolto il giudicato: non sarebbe stato necessario adottare le misure di salvaguardia, e alle agenzie veniva riconosciuto uno sconto del 5% sui minimi dovuti. Le agenzie si sono quindi nuovamente rivolte al giudice amministrativo che – nel gennaio 2013 – ha chiesto l’intervento della Corte Costituzionale. La Consulta si è pronunciata nel novembre di quell’anno, censurando il fatto che il Governo avesse stabilito in maniera rigida (appunto il 5%) l’importo dello sconto. La Consulta ha infatti parlato di “un’evidente rottura della consequenzialità logica tra la pretesa di pervenire a un equilibrato riassetto delle prestazioni economiche dei concessionari e la fissazione del tetto in modo apodittico”. Senza alcun limite, i negoziati sono quindi potuti ripartire. gr/AGIMEG