Ippica: presentato ieri “1916-2016: 100 anni di Ippodromo Sesana”, libro dedicato al centenario dell’ippodromo del trotto di Montecatini Terme

Centocinquantadue pagine per raccontare cento anni di vita. Fotografie, testimonianze, articoli di giornale, risultati, aneddoti attraverso i quali si snodano storie meravigliose di uomini e cavalli, alcuni dei quali scolpiti nella leggenda dello sport ippico. La presentazione del volume «1916-2016: 100 anni di Ippodromo Sesana» si è svolta ieri a Montecatini Terme presso “Il Ristorantino” dello stesso ippodromo: a fare gli onori di casa Fabio Schiavolin, amministratore delegato del Gruppo Snai e presidente della Società Trenno, Stefano Marzullo, amministratore delegato della Società Trenno, Giuseppe Bellandi, sindaco di Montecatini, Bruno Ialuna, assessore alla Cultura, biblioteca, polizia municipale e mobilità, e l’on. Edoardo Fanucci, vice presidente della Commissione parlamentare Bilancio. Era presente anche il giornalista Ettore Barbetta, autore dei testi del libro, che ha condotto la conferenza stampa. Un’opera, il volume «1916-2016 – 100 anni di Ippodromo di Sesana», il cui titolo asciutto ed essenziale rappresenta un contrasto voluto con gli straordinari documenti pubblicati al suo interno. Un esercizio di memoria che viaggia avanti e indietro nel tempo seguendo l’alternanza delle fotografie in bianco e nero o a colori e riscoprendo, via via, cento anni di storia non solo dell’ippodromo – uno dei tre templi del trotto italiano con tradizione centenaria nell’attuale collocazione – ma anche della storia del nostro Paese. Il libro è un viaggio che parte da quell’idea germogliata nel 1914, nei giorni in cui gli squilli di guerra si tramutano in incubo reale. Un’idea che diviene realtà nel giro di due anni, grazie all’audacia imprenditoriale del barone Giuseppe Petrone – che acquisterà i terreni sui quali sorgerà l’impianto – e Giuseppe Sesana, l’uomo al quale ancor oggi è intitolato l’ippodromo di Montecatini. Due uomini sorprendenti che non si lasciarono scoraggiare dall’infuriare della Prima Guerra Mondiale, spinti, tra l’altro, dalla necessità di salvaguardare lo straordinario patrimonio ippico dell’epoca. Da lì in poi, il libro è una vera e propria cavalcata nel tempo. Da quella domenica 16 luglio 1916, quando andò in scena il primo convegno ippico con il trionfo del sette anni americano Adlon guidato dal cavalier Ettore Barbetta, nel primo Premio Montecatini della storia, fino ai protagonisti delle ultime stagioni di corse. E, come si legge nell’opera «C’è un filo ideale, lungo cent’anni, che lega Adlon, vincitore del primo ‘centrale’, e Mack Grace Sm entrato nella storia del Sesana vincendo per quattro edizioni consecutive l’internazionale che porta il nome della città». Nel mezzo, documenti, uomini e cavalli straordinari. Da Wayne Eden «che fece sognare per la sua velocità e tremare per il suo rapimento» a Varenne, da Birbone a Delfo, passando per Gator Bowl, Uconn Don, Toss Out e The Last Hurrah. Eppoi, gli uomini straordinari capaci di essere tutt’uno con il cavallo: dai Baldi ai Fabbrucci, ai Nesti fino a Bellei, Cecchi, Biagini, Lunghi e Orlandi. E poi Brighenti, Fontanesi, Minnucci, grandi attori del palcoscenico ovale di Montecatini. Nel libro si scoprirà (o riscoprirà) come l’ippodromo sia stato testimone e tempio di eventi straordinari. Trasformista, il Sesana è passato dalle ruote dei sulky a quelle delle bici di Coppi, Bartali, Gimondi e Merckx ospitando in tre occasioni tappe del Giro d’Italia. Ha saputo farsi set televisivo per «Serata d’Onore», trasmissione di punta della Rai a cavallo tra gli anni ’80 e ’90; e studio cinematografico per il secondo episodio di «Febbre da Cavallo – La Mandrakata». S’è colorato di leggenda, ospitando il cavallino più famoso al mondo, quello della Ferrari, in occasione di uno storico raduno. E ancora Edson Arantes Do Nascimiento, il più grande calciatore della storia (insieme a Diego Armando Maradona) che in quel Ferragosto del 1991 premiò Gianni Mauri, vincitore del Città di Montecatini con Miss Baltic. Pelé, sì, e non soltanto lui, in un susseguirsi di sorprese e documenti fotografici straordinari, che rappresentano il giusto tributo a un luogo di sport che ha fatto la storia del nostro Paese. “L’ippodromo è Montecatini e Montecatini è l’ippodromo, al di là delle distanze e dell’architettura che delimitano lo spazio. Ciò che qui è accaduto nel corso dei decenni, rappresenta un modello per il futuro dell’ippica. Il rilancio di questo sport passa per una parola che in altri scenari ha un significato forte: integrazione. Integrare gli ippodromi con la vita della città che li ospita, assorbendone tradizioni, esigenze di svago, realtà, fino a trasformarli in luoghi nei quali le corse dovranno essere il punto di riferimento e di divertimento. Così come si fa ora per i grandi eventi sportivi dove l’evento è al centro del progetto e attorno si sviluppano tante attività attraverso infinite declinazioni. “Abbiamo provato a racchiudere i cento anni che celebriamo in un libro. Lo abbiamo fatto con l’entusiasmo di bambini prigionieri nel corpo di adulti, sapendo che non sarebbe stato facile racchiudere cento anni in 152 pagine. Per costruire il futuro, è importante anche guardare al passato, al coraggio di quegli uomini come il barone Giuseppe Petrone e il commendator Giuseppe Sesana, che un secolo anni fa, nonostante l’infuriare della Prima Guerra Mondiale, decisero di porre la prima pietra di questo ippodromo. Lo fecero per l’ippica, per la città, immaginando le due cose un tutt’uno. Su questo sentimento, rispettosi della tradizione e impegnati in nuovi progetti, noi vogliamo costruire i prossimi cento anni”, l’intervento di Fabio Schiavolin, ad Gruppo Snai e presidente Società Trenno, durante la presentazione del volume «1916-2016: 100 anni di Ippodromo Sesana». cdn/AGIMEG