Ippica, Imprenditori Ippici Italiani: “4 milioni di euro dei rimborsi Gran Premi sono fermi nelle casse dello Stato da tre anni”

“Dopo due anni di tagli e di vane promesse di rilancio oggi dobbiamo sentirci ancora una volta dire dal sottosegretario Castiglione che “quest’anno sarà l’anno del rilancio della filiera ippica” e che bisogna “utilizzare in maniera più proficua le risorse”. Ogni giorno registriamo la chiusura di Aziende, la perdita di posti di lavoro e l’eliminazione di cavalli dal circuito delle corse. I pagamenti sono ancora fermi al mese di Aprile e 4 milioni di euro dei rimborsi Gran Premi sono ancora fermi nelle casse dello Stato da tre anni. Non abbiamo registrato nessuna iniziativa a favore dell’allevamento da quando il Mipaaf si occupa direttamente di ippica. Le Provvidenze agli allevatori dal 2011 sono state prima non pagate e poi eliminate del tutto.
Il 40% degli allevamenti ha chiuso oppure è andato a produrre all’estero.  Le fattrici sono un terzo rispetto a 4 anni fa. I nati sono calati del 65%.  Gli allevatori, quelli rimasti, aspettano ancora i libretti segnaletici (passaporti) dei cavalli nati nel 2014”. E’ la lamentela resa nota dagli Imprenditori Ippici Italiani del galoppo e del trotto.
“La realtà purtroppo – si legge – vede un settore penalizzato, in ambito di Legge di Stabilità, dalle scelte interne al Mipaaf, un settore a cui si sottraggono, per il 2016, 20 milioni da spostare su altre attività evidentemente più care al ministro che ha chiesto più soldi per la valorizzazione dell’agroalimentare e meno per la gestione dell’attività ippica.  Purtroppo si dimenticano che il loro ruolo riguardo all’ippica è quello di “gestore” e non di sostegno con attività di supporto (oppure di controllo) come avviene per gli altri comparti, per cui tutte le risorse del settore erano state affidate al Mipaaf che si sarebbe dovuto comportare come un “Buon Padre di Famiglia” e non come una “vecchia matrigna”. Ma anche la gestione amministrativa del ministero riguardo all’ippica è da mettere in discussione, infatti, da una attenta analisi dei documenti, abbiamo rilevato che i conti non tornano: riguardo al bilancio 2016-2018, allegato alla legge di stabilità in discussione ora al Senato, troviamo i dati consuntivi del 2015 dove, a fronte di 197,5 milioni messi a disposizione dell’ippica ne risultano spesi nei “capitoli ippici” (2295-2298) solo 194,7.  Mancano all’appello 3 milioni che probabilmente sono stati spesi per altre attività del ministero.
Per il 2016 si prospetta uno stanziamento di 176,8 milioni (meno 20,7 milioni ovvero meno 10,5%) ed una previsione di spesa per gli stessi “capitoli ippici” di solo 170 milioni con un altro “prelievo” di 6,8 milioni destinato non si sa a cosa per cui il taglio ammonta ad oltre 27 milioni.  Lo Stato – si legge nella nota – si disinteressa della produttività del settore, la negligenza ed il disinteresse di dirigenti e funzionari, che dovrebbero lavorare anche per produrre risorse per il settore, porta a trascurare completamente la vendita delle nostre corse all’estero, dove sarebbero richieste, e spesso a snobbare l’acquisto delle corse estere che rendono molto di più (3/4 volte) di quanto costano.
I dirigenti del Pmu hanno grosse difficoltà a fare accordi coi dirigenti Mipaaf e si lamentano che non riescono mai a capire con chi devono parlare. L’incompetenza e la non conoscenza della materia hanno portato il Mipaaf a disinteressarsi completamente della Riforma delle Scommesse Ippiche che sarebbe dovuta e potuta essere in Legge di Stabilità. Ovviamente non hanno fatto niente ed oggi vengono a giustificare i tagli dicendo che cala la raccolta del gioco sulle Corse dei cavalli. Si tratta di un comportamento inqualificabile e inaccettabile a cui non possiamo che reagire con secche denunce alle autorità competenti ed alla politica alta. Inoltre non vengono richiesti i rimborsi Iva sui costi della televisione e di altre forniture che ammonterebbero a altri 4 milioni per anno a favore dell’ippica. Tutto questo loro lo chiamano “rilancio della filiera ippica” ed intanto le nostre Aziende chiudono”. lp/AGIMEG