Iori (Conagga), In Italia troppa confusione tra giocatori dipendenti e a rischio

“Per me una proibizione del gioco d’azzardo non ha senso. Perché comunque l’uomo giocherà ancora d’azzardo, ma in maniera non legale” dice, anche se ritiene necesarie”. A dirlo è Matteo Iori, presidente del Conagga, che comunque – in un’intervista rilasciata alla Scommessa Sportiva – sottolinea come in Italia siano necessarie “una serie di attenzioni e regolamentazioni sul tema della prevenzione”. Iori non lesina le critiche ai media, responsabili di ingenerare confusione sulla reale diffusione delle ludopatie. E questo anche perché non ci sono dati certi sulla diffusione del gioco patologico in Italia. La ricerca del Cnr ad esempio, per il presidente del Conagga, è allo steso tempo “fatta bene” e afflitta da un difetto: non distingue i giocatori a richio da quelli dipendenti. E quella di ‘comportamento a rischio’ “è una definizione che mette fuori strada” commenta Iori. “Se dicono che c’è un milione di italiani con comportamento a rischio senza dirmi quanti sono quelli realmente patologici, i giornali sparano “un milione di patologici”. Ma non è così. In realtà si può stimare che la patologia riguardi 300-400mila persone mentre altri 600-700 mila potrebbero essere i soggetti a rischio alto”. Per determinare i costi sociali del gioco patologico è così necessario ricorrere a delle stime basate sulle esperienze di altri paesi. “Secondo la Germania, un giocatore patologico costa allo Stato 38mila euro all’anno”. In Svizzera i costi sono “circa la metà”. Partendo da quest’ultomo dato, i “300mila giocatori patologici italiani comporterebbero una spesa di quasi 6 miliardi di euro”. “Peccato” commenta però Iori, “non avere dati statistici a confortare questa stima. Così continuiamo a vedere titoli come: “80 miliardi di euro persi al gioco” oppure ‘Un milione di patologici'”. L’intervista nel numero in edicola domani. lp/AGIMEG