Il Totocalcio compie 68 anni. Dal primo vincitore nel 1946 alla vincita più alta nel 1993, fino alla “sofferenza” attuale

Era l’anno in cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riuniva per la prima volta a Londra, e in cui Winston Churchill utilizzava la definizione di “cortina di ferro”. Era l’anno in cui la coppa del Mondo, che all’epoca si chiamava Vittoria, veniva ribattezzata Coppa Jules Rimet, in onore dell’allora presidente della Fifa, ma i Mondiali di calio, come nel 1942, non si giocarono. Era l’anno in cui in Italia si teneva il referendum per scegliere tra Monarchia e Repubblica, e in cui la Costituente nominava come primo Presidente della Repubblica Enrico de Nicola. Ma era anche l’anno in cui la Piaggio brevettava la Vespa, e quello in cui nasceva il Totocalcio che proprio in questi giorni festeggia il 68esimo compleanno. La prima schedina del gioco italiano per antonomasia venne giocata il 5 maggio 1946, l’idea del concorso venne a tre giornalisti sportivi, Massimo della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molo. Anche lei aveva un nome diverso all’epoca, si chiamava schedina Sisal – quello di Totocalcio, ovvero Totalizzatore calcistico lo assunse nel 1948 quando passò sotto la gestione del Coni – una colonna costava 30 lire, sulla schedina c’erano due partite di riserva, nel caso ci fossero stati dei rinvii, e per vincere bisognava fare 12. Nel primo concorso si puntò sui risultati di Juventus, Milan, Internazionale, Roma, Napoli, Vigevano, Sampierdarenese e Sestrese, la colonna vincente era 11XXXXXX21, e la indovinò un solo giocatore: Emilio Biasotti – un impiegato milanese originario di Roma – che vinse 426.826 lire. Il Totocalcio non fu un successo immediato: per il primo concorso vennero stampate cinque milioni di schedine, ma ne vennero giocate appena 34mila. La Sisal distribuì quelle inutilizzate ai barbieri, servirono a pulire i rasoi. La popolarità del gioco crebbe però di concorso in concorso, già l’ottava schedina distribuì due vincite milionarie: un disoccupato di Genova e una casalinga di Bologna intascarono 1.696.000 lire a testa. Nella primavera del 1947, Pietro Aleotti, di Treviso, vinse 64 milioni. Non si era nemmeno accorto di aver fatto 12, ma aveva messo il proprio nome nell’apposita casella dietro la schedina, un’altra cosa che è cambiata nel tempo. Aleotti si era definito “Artigiano del legno”, perché costruiva bare. Nel 1948 il Totocalcio venne utilizzato per finanziare la trasferta olimpica di Londra, e il prezzo della colonna salì a 50 lire; nel gennaio 1951 arrivò la schedina con le tredici partite. I record di montepremi vennero stabiliti negli anni ’90. La vincita più alta venne registrata il 7 novembre 1993, quando una schedina con un 13 e cinque 12 regalò 5.549.756.245 lire. Il 5 dicembre 1993, complessivamente vennero distribuite vincite per 34.475.852.492 lire. Anche il Totocalcio nel corso degli anni si è progressivamente rinnovato, e è stato affiancato a una serie di giochi paralleli: nel 1994 arrivarono il Totogol, il Totosei e il Totobingol, ma solo il primo è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Nel 2000 nel Totocalcio venne introdotto il jackpot, sulla scorta di quanto già facevano il Totogol, ma sopratutto il SuperEnalotto che aveva iniziato a esercitare una concorrenza fortissima. Dalla stagione 2003-2004, per vincere è necessario indovinare 14 risultati, ma è stata lanciata anche una versione semplificata – Il9 – che permette di giocare sulle prime nove partite. Con il nuovo millennio il trend negativo si è accentuato, in Italia l’offerta dei giochi si è progressivamente ampliata, e la concorrenza di altri prodotti – le scommesse sportive per prime, forti di una formula più flessibile – è diventata insormontabile. Dieci anni fa, nel 2004, Totocalcio, Totogol e Il9 raccolsero 443 milioni di euro, nel 2013 si è scesi a 39,8 milioni, meno di un decimo. Ma forse il dato più impressionate è che il Totocalcio oggi in un anno raccoglie meno di quanto incassò in quel singolo concorso del 5 dicembre 1993. lp/AGIMEG