Gioco online, Rodano (Adm): “Liquidità internazionale: volontà comune di una condivisione del mercato, ma bisogna ancora lavorarci”

Gli operatori dell’industria del gioco, a metà degli anni Duemila lo avevano soprannominato “L’uomo del web”. Francesco Rodano, anni 45, una laurea in scienze statistiche e una conoscenza approfondita e non comune del mercato del gaming, oggi dirige l'”ufficio gioco a distanza dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli”: è l’uomo che negli ultimi dieci anni ha lavorato all’apertura delle porte di internet al mercato del gioco italiano per sottrarlo al mondo dell’illegalità. Dalla vecchia agenzia ippica su strada a piattaforme che ricordano il trading on line. II decreto Bersani di 10 anni fa apre le porte agli skill games in Italia, quanto è cambiato il gioco on line in questi otto anni? «Molto. Le stime di quei giorni erano distanti dall’effettivo successo che avrebbe riscosso il gioco sul web, soprattutto nei primissimi anni. Parliamo di una rivoluzione per le abitudini di appassionati che comunque giocavano on line sui siti illegali. ln pochi anni il gioco legale è passato dal gioco autorizzato solo in sala scommesse o al casinò, alle puntate accettate via telefono, fino alle piattaforme di gioco attuali». Poi – si legge su Affari&Finanza di Repubblica – il gioco si è raffreddato, i numeri sono scesi. «C’è stata una sottovalutazione del modo in cui agisce la componente abilità. II boom dell’on line parte con il poker in formula torneo, trainato dalle trasmissioni televisive. Popolarità, riconoscibilità, alte vincite. Ma parliamo di skill games. Gioco di abilità appunto: il più bravo alla fine vince. E inevitabilmente tutti gli altri perdono. Alla lunga la conseguenza è una riduzione del numero dei giocatori». Quando l’Italia si è affacciata al mondo del gioco sul web, ha costrutto una normativa così efficace che alcuni tecnici e dirigenti sono venuti dall’estero per studiare il nostro sistema. «Essendo stati tra i primi a mettere mano al seriore, c’erano pochi esempi da prendere come riferimento. I rappresentanti di diversi paesi europei sono venuti e continuano a venire a studiare le nostre normative, sia sul piano tecnico che tecnologico. Soprattutto con la Francia il rapporto è stato strettissimo. Loro volevano regolamentare solo le scommesse on line, noi gli facemmo vedere i dati del poker…». Un gioco via web viene da molti visto come l’occasione per un più preciso controllo e una maggiore sicurezza per chi gioca È davvero così? «II percorso del giocatore è tracciato, dall’iscrizione, al versamento tramite carta di credito, fino alla riscossione. Abbiamo inserito anche quella che si può definire “clausola di autoregolamentazione”. Il giocatore deve inserire personalmente la quota massima che intende giocare e per modificare il massimale si deve fare una successiva richiesta che verrà risolta una volta trascorsi sette giorni. Nulla è lasciato al caso. Le ludopatie si combattono anche così». Leggendo i dati a sua disposizione, si sta andando verso un lento processo di cannibalizzazione del gioco via web, su quello live, oppure sono due storie separate frutto di approcci molto diversi? In questo senso le nuove generazioni sembrano più spinte verso forme di gioco on line. «Non parlerei di cannibalizzazione. Nel 2010 l’on line rappresentava il 4% circa dell’intera spesa italiana nel gioco. In cinque anni la percentuale è variata dello 0,1 per cento. Certo, il volume di gioco on line è molto aumentato e questo si spiega con un cambiamento delle abitudini che riguarda, in diversa misura, tutte le generazioni. Quanto ai giovani, quelli che giocano prediligono sempre più i giochi on line, ma il numero di giocatori giovani, quelli che rientrano nella fascia di età 18/24, diminuisce: nel 2011 erano il 18%, nel 2014 il 16%.». Casa, computer, divano, i! casinò è davanti agli occhi senza neanche bisogno di uscire di casa, è una percezione tanto sbagliata? «Mi rifaccio ai dati che le ho letto: i ragazzi mi sembra che abbiano la tendenza a fare altro. O anche altro, almeno a leggere le statistiche. Il salotto che tra divano e computer si trasforma in casinò è un’ipotesi ma non la fotografia della realtà. Sul gioco on line converge gente che ne conosce bene il funzionamento, le regole tecniche e le necessità tecnologiche. Non stiamo parlando di un giocatore casuale». Ogni mese i Monopoli di Stato pubblicano il dato dei siti illegali chiusi. A che punto siamo secondo lei nella percezione degli italiani sulla differenza tra siti legali e garantiti e “domini” illegali e fuori controllo? «Oggi molti giocatori on line distinguono il sito autorizzato da quello dot com illegale. Chi punta sul sito senza concessione lo fa spesso per ragioni precise. 0 perché scommette ingenti quantitativi di denaro di dubbia provenienza o perché, e questo è il caso delle piattaforme di scommesse asiatiche, cerca dei vantaggi nel gioco, come le quote sensibilmente più alte fornite dai siti online che fanno capo a quel continente». Hacker del gioco. Una figura che spaventa i giocatori. Da questo punto di vista che esperienza avete? «Mai avuto casi conclamati di hacke-raggio. Le piattaforme di gioco dei singoli operatori ricevono una certificazione da laboratori internazionali specializzati. II gioco sul web è sicuro». Liquidità internazionale: allargare il mercato a giocatori provenienti da altri paesi della Ue, a che punto siamo? ll processo è maturo o ancora I singoli mercati hanno l’esigenza a rimanere nel loro ambito più ristretto? «La volontà comune di andare verso una condivisione del mercato è concreta. Si tratta solo di lavorarci. Sarebbe vantaggioso per tutti i paesi ritrovarsi con una piattaforma dove siano state uniformate le regole di gioco dei diversi paesi. II web viaggia a grande velocità. Per le regole comuni serve tempo». lp/AGIMEG