Gioco online, la Svezia chiede più tempo all’UE per poter adottare una nuova disciplina

La Svezia chiede alla Commissione Europea più tempo per adottare una regolamentazione sul gioco conforme al diritto comunitario, in sostanza chiede di non avviare alcuna procedura di infrazione. Lo ha detto venerdì scorso Erik Thedéen, del ministero dell’economia svedese, in un’intervista all’agenzia di stampa Direkt. La Commissione aveva inviato un primo parere motivato alla Svezia, censurando il monopolio sui giochi, nel 2007; e poi due altri pareri motivarti nel 2013 affermando che “le politiche restrittive adottare sui giochi non sono applicate in modo costante e sistematico, e il detentore del monopolio non è assoggettato a un rigido controllo da parte dello Stato”. L’esame della Commissione riguardava poker e scommesse online, ma coinvolgeva anche alcuni aspetti della disciplina svedese in materia di pubblicità e sponsorizzazioni, Bruxelles nell’ultimo parere motivato emesso a novembre scorso aveva assegnato alla Svezia un termine di 2 mesi per adottare interventi normativi altrimenti avrebbe avviato la procedura di infrazione di fronte alla Corte di Giustizia. Il Governo svedese in questo periodo ha cercato di eliminare o controbilanciare le pratiche di marketing più aggressive adottate dalla Svenska Spel, vietando ad esempio l’uso di bonus, o imponendo l’adozione di una tessera del giocatore per  tracciare le abitudini di spesa e identificare i ludopati. Secondo quanto ha detto Thedéen, insomma, la Svezia ha chiesto ulteriore tempo per continuare a rimodulare la propria politica in materia di gioco, al momento si stanno rendendo come modelli le normative finlandese e danese, al prima più restrittiva, la seconda più liberale. La nuova regolamentazione potrebbe essere adottata entro la fine dell’anno. “La politica comunitaria in materia di giochi ha subito un cambiamento negli ultimi anni” ha detto ancora Thedéen. “Vengono accettati modelli differenti, purché siano conformi al diritto comunitario e vengano applicati in maniera non discriminatoria”. Ma Thedéen ha anche ammesso che finora la Commissione non si è pronunciata sulla richiesta di dilazioni. lp/AGIMEG