Giochi, Zullo (EFDD) a Agimeg: “Serve norma quadro europea a tutela del consumatore. Senza riforma settore permane situazione di incertezza, bene tessera giocatore”

Il settore del gaming sta conoscendo uno sviluppo velocissimo, c’è bisogno di una norma quadro europea che tuteli il consumatore. La materia è delicata e ha bisogno di essere riformata, la mancata attuazione della riforma contenuta nella delega fiscale ha lasciato una situazione di incertezza che andrebbe risolta. Partire da un tesserino del giocatore per tutelare la salute dell’utente. L’eurodeputato M5S Marco Zullo (Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta), membro della Commissione Ue per il mercato interno e la protezione dei consumatori, traccia ad Agimeg un quadro complessivo del settore dei giochi, partendo dalla sua esperienza a Bruxelles. Il settore del gaming sta conoscendo uno sviluppo velocissimo. Basti pensare che nell’Unione europea le sole scommesse online garantiscono un fatturato di 13 miliardi di euro all’anno, con un tasso di crescita del 15%. Facilitate dalle opportunità offerte dal mondo digitale, sempre più persone sono attratte da questo mercato ed utilizzano spesso siti e piattaforme registrati in Paesi terzi e che perciò sfuggono a controlli e verifiche. Lo vediamo soprattutto ora che il Parlamento europeo sta discutendo la riforma del Mercato Unico Digitale: la tecnologia si muove velocemente e non conosce frontiere nazionali, grazie ad Internet possiamo comprare, vendere, scommettere in ogni parte del mondo stando comodamente a casa nostra”. Secondo Zullo, quindi,nelle norme devono essere ben chiari obblighi e diritti di chi si approccia a questo mercato, devono essere ben chiare le tutele e come vi si può accedere, soprattutto per quelle categorie più vulnerabili. Ciò di cui avremmo bisogno, perciò, è una norma quadro europea che fissi principi e livelli minimi di tutela per il consumatore, al di sotto dei quali non sia in nessun caso possibile andare: delle regole di base. La necessità di un coordinamento a livello europeo su queste regole generali non deve però pregiudicare la libertà degli Stati e degli enti locali di poter prevedere norme specifiche che siano più dettagliate ed anche restrittive, qualora lo ritengano necessari per tutelare i propri cittadini. Non bisogna infatti dimenticare che è proprio il livello di amministrazione più vicino al cittadino ad essere consapevole dei bisogni e delle necessità della comunità, e può perciò individuare gli strumenti meglio adatti a conseguirli. La norma deve proteggere la salute pubblica e quindi dare la possibilità di garantire una condizione di vero rispetto delle comunità nazionali, che si distinguono per sensibilità sociali e culturali”. Torniamo in Italia, il tema del gaming resta “particolarmente delicato, soprattutto per quanto riguarda il gioco d’azzardo e gli interessi ad esso connessi. Serve una seria riflessione non solo sulla gestione, ma anche sulle finalità e sull’utilità di questo tipo di attività. I dati ci dicono che 17 milioni di italiani giocano oltre 85 miliardi di euro l’anno  in attività legate alle scommesse ed al gioco d’azzardo: viene naturale chiedersi quale volano per l’economia potremmo creare se indirizzassimo questo enorme capitale privato verso nuove forme di imprenditorialità, incentivando attività produttive e commerciali. Di questi 85 miliardi, oltretutto, meno del 10% entra nelle casse dello Stato: cifre che sconfessano quanti vorrebbero sostenere che il gioco d’azzardo serve a mantenere la spesa corrente per il welfare e le attività pubbliche e dimostrano che le finanze dello Stato non hanno la necessità di dipendere da questo settore”. La mancata attuazione della legge delega fiscale “fa sì che non si prenda una posizione definita, finendo per mantenere lo status quo, se non addirittura peggiorare la situazione per quel che riguarda la diffusione di sistemi di gioco che incidono negativamente sulla salute pubblica e la stabilità sociale”. Provvedimento che, secondo l’eurodeputato, accanto a misure opportune, prevedeva anche “disposizioni sulla cui reale efficacia è il caso di dubitare: dalla paventata soppressione di 100 mila slot machines, che in realtà già non sono presenti sul mercato in quanto ormai obsolete al sistema di detassazione delle macchinette. Puntiamo invece ad azioni concrete al fine di evitare che si creino situazioni di dipendenza, come quelle che il Movimento 5 Stelle sta ad esempio portando avanti in Parlamento: la proposta di rilasciare a chi è interessato a questo tipo di attività un ‘tesserino del giocatore’ personalizzato, da avere su richiesta così da essere un deterrente al gioco inconsapevole. Tesserino munito di microchip e fotografia a tutela dei minori, tarato sulla disponibilità finanziaria dichiarata con un tetto pari a 1/5 del reddito mensile e ad un limite di ore-gioco giornaliere a tutela delle famiglie dall’impoverimento. Senza contare che tale strumento potrebbe essere un aiuto per la magistratura per scovare situazioni di riciclaggio di denaro”. Pubblicità e gioco. La legge di Stabilità ha regolamentato gli spot bloccando la trasmissione in alcune fasce orarie, ma ha lasciato il Movimento Cinque Stelle “insoddisfatto: avevamo chiesto il divieto totale, diretto ed indiretto, della pubblicità del gioco d’azzardo” mentre “il governo ha invece previsto molte eccezioni. La pubblicità in questo campo dovrebbe essere permessa al solo scopo di informare il consumatore dell’esistenza di servizi di gioco legali, e non, come avviene, per invogliarlo ad usufruirne aumentandone la normale propensione al gioco”. dar/AGIMEG