Giochi, Toni Mira (caporedatt. Avvenire) ad Agimeg: “Il gioco va limitato, controllato, ma non abolito”

Da circa due anni il quotidiano Avvenire dà risalto, quasi giornalmente, alle criticità del settore del gioco. Si tratta di una sorta di “accanimento terapeutico”, per durata senza soluzione di continuità e numero di articoli, quasi unico nel mondo del giornalismo italiano. Ma perché tanta attenzione sul gioco invece che su problemi quali, ad esempio, droga od alcool? “Di droga e alcool ce ne occupiamo e non poco. Ma nel nostro quotidiano contatto con amministratori locali e parrocchie, abbiamo scoperto che quello della dipendenza dal gioco e della sopraesposizione economica è un problema più diffuso di quello che si creda – spiega ad Agimeg Toni Mira, caporedattore di Avvenire ed autore di numerosi articoli ed indagini sul settore del gioco – Per noi è attualmente uno dei maggiori problemi per le fasce più deboli della popolazione”. Da questa visione il gioco andrebbe quindi abolito per risolvere il problema? “Nessuno di noi ha mai scritto che il gioco deve essere cancellato, ma solo molto ridotto. Ci sono quattro punti, richiesti dal mondo delle associazioni del sociale, sui quali noi continueremo a dare battaglia per far si che si concretizzino: divieto assoluto di pubblicità, più potere agli enti locali, moratoria su nuovi giochi, GAP a carico dello Stato. Sistemare le suddette questioni non vuol dire abolire il gioco ma limitarne gli aspetti più nocivi per la popolazione”. Ma non c’è il rischio che con troppe limitazioni si dia nuovo vigore all’infiltrazioni nel settore dei delle organizzazioni criminali? “Ma già questo avviene come hanno dimostrato i fatti di cronaca degli ultimi anni. Quindi limitare l’offerta di gioco non inciderà sul fenomeno dell’illegalità che comunque va combattuta in maniera decisa”. ff/AGIMEG