Giochi, stallo nella trattativa governo-enti locali. Attesa la Conferenza Unificata del 15 settembre

Impasse nella trattativa tra governo ed enti locali in tema di distribuzione dell’offerta di gioco sul territorio. E’ passato quasi un mese dall’ultima Conferenza Unificata e sembra che per il settore il tempo si sia fermato a quel rinvio. “L’ultima Conferenza si è chiusa con la necessità di un approfondimento, che però nei fatti non è ancora avvenuto”, fanno sapere ad Agimeg fonti tecniche presenti al tavolo di confronto. Certo, agosto di per sé è un mese ‘morto’, “non ci aspettavamo grandi passi avanti in questo mese”, poi con il sisma che ha colpito l’Italia centrale e che ha monopolizzato la scena politica, si sono congelate tutte le altre questioni. Ma dove eravamo rimasti? Il sottosegretario ha presentato una sorta di decalogo – sulla falsariga della precedente legge Delega – con idee e proposte per riformare il settore: via le slot dagli esercizi generalisti secondari come alberghi, edicole, ristoranti, stabilimenti balneari e rifugi alpini; una “significativa” riduzione di awp in bar e tabacchi; introduzione di una certificazione di doppio livello (classe A e classe B) per le sale; più controlli; distanze dai luoghi sensibili e 12 ore di apertura al giorno. Se i tabaccai non hanno ancora digerito l’idea di vedersi portare via gli apparecchi da gioco dai propri esercizi commerciali, l’Anci ha soltanto chiesto più poteri alla polizia locale nell’effettuare i controlli. Ma il vero osso duro restano le Regioni: passino le 12 ore di apertura – Baretta ha detto che possono decidere liberamente come distribuirle nell’arco della giornata, ma loro ne vogliono massimo 8 – passi anche l’identificazione del giocatore minore – Baretta teme che un eccessivo controllo all’entrata spinga gli utenti verso il mercato illegale, ma loro temeno ripercussioni a livello sociale – questo “condono” per dirla con le parole dell’assessore Garavaglia non va proprio bene. Le Regioni stanno ancora valutando l’impatto delle classi A e B sul territorio, che potrebbe portare ad una “parziale disapplicazione” delle leggi regionali in tema di distanze dai luoghi sensibili: secondo la proposta del governo, infatti, le sale di tipo A sono esenti dal rispettare il distanziometro, ma sono ben 10 le Regioni italiane che hanno legiferato a riguardo, stabilendo nero su bianco la corretta metratura: Lombardia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta prevedono 500 metri; Abruzzo, Liguria e Trentino Alto Adige 300 metri. Il governo ha parlato del documento presentato come di uno “schema di proposta”, lasciando intendere che ci si può lavorare insieme. Baretta si è detto più volte disponibile a definire insieme i criteri che costituiranno queste sale, ma niente. Non basta. Secondo fonti interpellate da Agimeg, la Conferenza delle Regioni del prossimo 7 settembre resterà monotematica sul decreto che disciplina i Lea: “non credo verrà integrato l’ordine del giorno, a questo punto suppongo la prossima data utile sia la Conferenza del 15 settembre, ci auguriamo ci sia un incontro tecnico a cavallo di quella data. La nostra idea è di discuterne prima di approdare in Conferenza”, spiegano i tecnici delle Regioni. Negli ultimi giorni sulla stampa tedesca abbiamo letto di un possibile slittamento della riforma del settore del gioco addirittura al prossimo anno: “Renzi ha troppe cose a cui pensare e il tema va rimandato”, scrivevano i giornali di Berlino a pochi giorni dal vertice di Ventotene con la cancelliera Merkel e il presidente Hollande. A questo punto non ci resta che attendere pochi giorni per vedere se la trattativa tra le parti tornerà nel vivo o se si continuerà ad andare avanti all’italiana, facendo le cose male e in ritardo. dar/AGIMEG