Giochi, report Gambling Commission: in Uk giocatori in calo del 12%. Sono i giovani i meno propensi a giocare

Gli inglesi che scommettono o giocano sono sempre meno, in 3 anni si è registrato un calo del 12%. Lo rileva la Gambling Commission, l’ente governativo che regolamenta il settore, nel suo report sulle abitudini di gioco dei cittadini britannici. Se nel 2015 i cittadini che affermano di aver giocato almeno una volta al mese sono il 45% della popolazione, nel 2012 erano il 57%. Il calo – si legge nel rapporto – è dovuto in gran parte alla minor partecipazione alla National Lottery, che nello stesso periodo ha visto la partecipazione passare dal 46% al 32%, ma resta comunque il gioco più praticato nel Regno Unito. Analizzando i giocatori per fasce d’età, si rileva che i più giovani, tra i 18 e i 24 anni, sono i meno propensi a giocare (33%), mentre è nella fascia 45-54 anni che si registra la maggiore partecipazione (54%). Se i più giovani sono i meno attratti dal gioco, sono però anche quelli che presentano una percentuale di problematicità più elevata, l’1,1% rispetto allo 0,5% totale sull’intera popolazione, con quest’ultimo dato che presenta un tasso stabile. La percentuale di giocatori online cresce sensibilmente nella fascia tra i 25 e i 34 anni: il 50% degli intervistati ha confermato di aver utilizzato un tablet o uno smartphone per puntare, la stessa fascia di età rivela una propensione maggiore (21%) a scommettere online in viaggio o nei pub. Uno scommettitore online su quattro, infine, ha puntato live durante lo svolgimento di un match. In crescita il gioco online, che ormai interessa il 15% della popolazione: per scommettere sul web il 61% usa un laptop, il 16% un tablet, mentre il 23% sceglie di puntare dal proprio smartphone. Il 97% delle persone afferma di aver scommesso a casa propria, il 10% durante gli spostamenti di lavoro – anche in treno o in metro – mentre il 7% punta nei pub, tra una birra e un tiro di freccette. Il report si basa su quattro sessioni di interviste telefoniche effettuate a marzo, giugno, settembre e dicembre su mille persone. dar/AGIMEG