Giochi, lo Iap compie 50 anni. Guggino (segr. gen.) ad Agimeg: “Settore rientra tra le ‘hot issues’, ma nostro approccio su pubblicità non è incline a divieto assoluto. Nel 2016 già visionati 47 spot, di cui 3 bloccati”

L’Istituto di autodisciplina pubblicitaria dal 1966 regolamenta la comunicazione commerciale per una corretta informazione del cittadino-consumatore, e per una leale competizione tra le imprese, impedendo la diffusione di pubblicità ingannevoli, volgari o offensive. In occasione dei primi 50 anni di attività dello IAP, il segretario generale Vincenzo Guggino, spiega ad Agimeg cosa rappresenta questo primo traguardo per l’Istituto: “La pubblicità svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico ma quella scorretta può, per un verso, distorcere il mercato, per un altro, incidere negativamente sui valori della società. Importante dunque vigilare su tutto questo: ed è proprio questo il lavoro che lo IAP svolge da 50 anni nell’interesse di tutti. Con l’applicazione delle norme del Codice di autodisciplina da parte di giudici indipendenti, lo IAP indica il percorso verso una comunicazione commerciale responsabile, fissando standard di correttezza e bloccando i messaggi pubblicitari che li disattendono”. Tra i settori su cui cade l’attenzione dello IAP figura anche quello del gioco: “Nel 2016 – fino a maggio – sono stati esaminati 47 messaggi sul gioco. Di questi, 40 sono richieste di parere preventivo, ossia messaggi non ancora diffusi ed inviati al Comitato di Controllo al fine di verificarne la conformità alle norme del Codice – prosegue Guggino –. I restanti sette casi hanno dato luogo a tre ingiunzioni di desistenza (blocco del messaggio esaminato) e a quattro archiviazioni”. Alla domanda se il settore del gioco ha bisogno di un’attenzione particolare rispetto ad altri, il segretario generale dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria rileva che “É di tutta evidenza che il gioco con vincita in denaro rientra tra le ‘hot issues’ dal momento che è spesso al centro del dibattito politico e sociale. La posizione dello IAP al riguardo è alquanto ‘laica’. Nel senso che fino a quando lo Stato ritiene lecita una attività economica e lecito il pubblicizzarla, noi continuiamo svolgere il nostro lavoro come per ogni altro settore merceologico. Tuttavia l’articolo del nostro Codice sui giochi, che abbiamo varato già dal 2012, fissa dei parametri molto precisi e rigidi alla luce dei quali gli operatori devono comunicare. In generale l’approccio autodisciplinare non è mai incline per un divieto assoluto della pubblicità convinti come siamo che sia sempre preferibile un’appropriata regolamentazione. Nel caso specifico del gioco, un ‘total ban’ della pubblicità, oltre a non avere precedenti in nessun altro paese europeo, significherebbe, ad esempio, togliere ai consumatori un semplice strumento per riconoscere il gioco lecito e autorizzato rispetto a quello illegale: ma ciò che vantaggi apporterebbe? E a chi ?”. dar/AGIMEG