Giochi, operazione “Clean Game”: sequestrati 240 apparecchi illegali, riproducenti il gioco del poker e controllabili a distanza

Milano, Modena, Rimini, Crotone, Lecce, Alliste, Tricase, Racale, Copertino, Taviano, Carmiano, Gallipoli, Monteroni, Melissano e Mesagne. Le 27 ordinanze di custodia cautelare sono scattate nella metropoli del nord come nei paesini del Salento. Un’organizzazione ramificata, secondo l’inchiesta della direzione antimafia di Lecce che, con gli arresti operati dalla Guardia di finanza, ritiene di avere smantellato un’organizzazione dedita, con metodi mafiosi, al controllo del settore degli apparecchi da gioco. Smantellati due gruppi criminali, secondo gli inquirenti.
Sequestrati anche beni per 12 milioni di euro: nello specifico, 69 fabbricati, 25 terreni, tre autovetture, 10 società di capitali, due ditte individuali e conti correnti (tutti in attivo) in quindici banche. Sequestrati anche 270 apparecchi. Secondo l’indagine avviata nel 2010, quegli apparecchi erano collegati in rete al di fuori del circuito autorizzato dei Monopoli di Stato e invece con siti stranieri ritenuti fuorilegge.
Accuse a vario titolo: associazione per delinquere di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e associazione per delinquere. Coinvolti due gruppi criminali: il primo, riconducibile alla famiglia De Lorenzis, un noto gruppo imprenditoriale di Racale (Le) operante nel settore del noleggio dei videogiochi, che, avvalendosi sistematicamente di metodi mafiosi, aveva creato nella provincia di Lecce un vero e proprio “cartello”, imponendo a numerosissimi esercenti della zona il noleggio dei dispositivi dalle aziende del gruppo, impedendo alle aziende concorrenti di accedere a quel mercato. Il secondo clan era dedito essenzialmente alla alterazione e vendita delle schede di gioco riproducenti giochi come il poker o le slot machine e alla distribuzione dei totem.
Le indagini delle Fiamme Gialle hanno evidenziato come tali condotte illecite non si limitassero al gioco d’azzardo ma sconfinassero anche nell’esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Infatti, al fine di assoggettare i gestori e creare nei loro confronti una grave situazione di dipendenza finanziaria, questi usavano dapprima concedere prestiti allo scopo di favorire l’avviamento delle attività, pretendendo poi l’immediato rientro dei capitali dati in prestito, minacciando di incassare i titoli in garanzia laddove questi non avessero installato presso i loro esercizi i videogiochi. In alcuni casi, per effetto di tali condotte, il sodalizio riusciva ad appropriarsi di attività commerciali riferibili a clienti in grave difficoltà economica, sottraendole alla loro gestione.
Sempre mediante l’alterazione del software l’organizzazione riusciva anche a predeterminare, ovviamente riducendole, le giocate vincenti degli avventori, rendendo estremamente remunerativa la gestione di tali apparecchi. In particolare, è stato accertato che erano in grado di controllare a distanza i cicli delle giocate, abbattendo le percentuali di vincita di ogni singola macchina. cz/AGIMEG