Giochi, Cassazione su tentata rapina: “Nessun nesso causale tra condotta delittuosa e ludopatia”

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che, in esito a giudizio abbreviato, rideterminava la pena inflitta e confermava la sentenza del Tribunale di Crotone in ordine alla responsabilità dell’imputato per i reati di tentata rapina aggravata e lesioni personali. Per i supremi giudici “il Tribunale e la Corte di Appello, con giudizio di fatto insindacabile in quanto privo di elementi di illogicità, hanno escluso il nesso” causale “tra la condotta delittuosa commessa dal ricorrente ed il disturbo della personalità consistente nel vizio compulsivo del gioco d’azzardo. Condivisibilmente argomentando il Tribunale che ogni reato contro il patrimonio, in astratto, potrebbe essere collegabile a tale disturbo, ma non nella specie, avuto riguardo al fatto che nell’interrogatorio di garanzia lo stesso imputato aveva concentrato la sua confessione più sui connotati di violenza del gesto, che non sul fine di ottenere il denaro dalla vittima per giocare d’azzardo, rapportando la potente e pericolosa aggressione ad un impulso di autopunizione, sganciato dal conclamato disturbo della personalità”. In altre parole “l’impulso a delinquere era stato dettato più dalla voglia di offendere la persona offesa nella sua fisicità – in base al recondito impulso confessato nell’interrogatorio – che per ottenere soldi in diretto collegamento con il fine di utilizzarli per il gioco”. lp/AGIMEG