Giochi: in Brasile assenza di regolamentazione costa 6 miliardi di dollari l’anno. A regime il nuovo mercato potrebbe valere oltre 17 miliardi

La mancanza di una legislazione sul gioco in Brasile costa alle casse erariali del Paese 6 miliardi di dollari ogni anno. E’ quanto è emerso nel corso del Brazilian Gaming Congress (BgC), giunto alla terza edizione, evento organizzato da Clarion Events che si concluderà oggi nel Paese sudamericano. “Le modifiche al paradigma normativo relativo al settore del gaming può rappresentare un importante driver di sviluppo sociale ed economico”, ha detto l’avvocato Fabio Ferreira Kujawski, uno dei massimi esperti del settore in Brasile. La liberalizzazione di giochi, scommesse, bingo e online è in fase avanzata alla Camera dei Deputati e al Senato Federale e si potrà arrivare a breve a un progetto di legge in grado di definire il quadro normativo nel Paese, in grado di combattere la recessione economica e generare nuovi posti di lavoro. Il deputato Elmar Nascimento, presidente della Comisión Especial legislativa che analizza la proposta di legalizzazione del gioco, presente al Congresso, ha reso noto che nella giornata di domani avrà luogo una riunione con il Capo dei deputati, Rodrigo Maia, per fissare con urgenza la data della votazione definitiva. L’ultimo bollettino ufficiale evidenzia come il gioco illegale in Brasile muova non meno di 6 miliardi di dollari l’anno, di cui più della metà sulle scommesse su animali. Subito dietro si piazza il bingo, con numerose sale illegali che muovono nelle stime circa 400 milioni di dollari all’anno sconosciuti al fisco. Secondo gli ultimo dati dell’Instituto “Jogo Legal”, il settore del gaming portato a completa emersione e a pieno regime potrebbe fatturare oltre 17,6 miliardi di dollari, lanciando il Brasile ai primi posti della classifica dei Paesi dove si gioca di più, mentre attualmente – in considerazione della mole del gioco sommerso – impatta solamente per l’1% nella spesa mondiale in giochi e lotterie, attraverso le vendite dei biglietti della Caixa Económica Federal. lp/AGIMEG