Giochi, Bindi (Pres. Comm. Antimafia): “Rafforzare sanzioni e barriere di ingresso al sistema dei giochi pubblici e introdurre presunzione di corresponsabilità del concessionario”

“La criminalità mafiosa ha operato enormi investimenti nel settore di giochi e scommesse, intestando a prestanomi sale dedicate al gioco. Si tratta di interferenze che lambiscono a volte anche le società concessionarie”. E’ l’allarme lanciato da Rosy Bindi, Presidente della Commissione antimafia, nella presentazione alla Camera della “Relazione della Commissione Antimafia sulle infiltrazioni criminali nel gioco” approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta. “E’ necessario adottare misure per arginare il fenomeno, come una più stringente regolamentazione che parta dai concessori e arrivi fino all’ultimo anello della catena del gioco. Lo scorso mese di novembre la Commissione ha dato impulso all’operazione Rouge et Noir nei confronti di Atlantis-Bplus, mettendo alla luce notevoli interessi economici, frutto di asservimento dell’attività legislativa nei confronti della criminalità. C’è da credere che questo non sia stato un episodio isolato, per questo serve vigilanza. I soggetti malavitosi sono aggressivi, potenti nelle istituzioni e in grado di individuare gli interlocutori più efficaci per i loro affari”.

Per il presidente della Commissione antimafia è necessario “rafforzare le barriere di ingresso al sistema dei giochi pubblici, in quanto i requisiti di base previsti oggi hanno lacune, al pari dei requisiti per rilascio e mantenimento delle concessioni. Non sono previsti reati contro la PA, come corruzione e concussione, non sono previste sanzioni per la turbata libertà di incanti e la scelta del contraente, e i delitti come l’omicidio sono escluso dalle norme ostative all’ottenimento di una concessione, così come non sono previsti reati come lo scambio elettorale mafioso o nella fattispecie di gravi violazioni in materia fiscale. Serve trasparenza nella composizione delle società partecipanti alla filiera del gioco, che andrebbe estesa oltre i limiti attuali. Il mercato – ha proseguito la Bindi – ormai è internazionalizzato, quindi vanno incluse anche eventuali condanne ottenute dai soggetti all’estero. Chiediamo un divieto di partecipazione per soggetti che hanno subìto un’interdittiva da parte della PA o reati di bilancio. Inoltre lo standard antimafia deve essere omogeneo per tutta la filiera, dal concessionario al gestore”. La presidente dalla Commissione antimafia non risparmia poi critiche alle modalità di svolgimento dei bandi di gara per i giochi: “I bandi di gara sono emanati troppo a ridosso della scadenza delle concessioni e scarsamente meditati per le conseguenze derivanti da una normazione imperfetta. Inoltre le barriere di ingresso al settore giochi devono tener conto della normativa europea, salvaguardando l’efficienza del sistema italiano dei giochi. E’ necessaria una maggiore repressione dell’illegalità: la nostra attenzione si è focalizzata sulla revisione quadro sanzionatorio. Oggi non è possibile eseguire intercettazione telefoniche e telematiche, necessarie in un settore tecnologicamente avanzato come quello dei giochi, parimenti la pena per condotte pericolose deve prevedere termini di prescrizione più lunghi”.

Sulle società concessionarie, la Bindi ha evidenziato come sia “necessario un intervento profondo per rendere responsabile la società a cui è demandata la gestione del gioco. In capo ai concessionari deve gravare una responsabilità civile sulla condotta del titolare del punto di gioco, inserendo una presunzione di corresponsabilità del concessionario. Inoltre serve una programmazione dei punti di gioco: prendiamo atto che la responsabilità fa capo alla Conferenza unificata, ma sottolineano l’importanza che l’ente locale non sia responsabile della sola collocazione dei punti gioco, ma che possa avere voce in capitolo nella programmazione, tenendo presente il rischio di infiltrazione attraverso il sistema dei giochi, affinché ogni sindaco possa influire, dalla propria situazione locale, nella pgorammazione nazionale, e se dimostra che nella sua area attraverso il gioco ci sono infiltrazioni, può distanziarsi dalla programmazione nazionale”. lp/AGIMEG