Giochi, Aronica (vice dir. Area Monopoli Adm): “Sì a nuove regole, ma proibizionismo favorisce illegalità”

“Demonizzare come anticamera di un nuovo proibizionismo? Difficile rispondere, ma la situazione che il gioco sta vivendo potrebbe alla fine produrre effetti positivi solo per il mercato illegale. E di ispirazione proibizionista sembrano essere le norme approvate dagli enti locali sulle distanze minime dei punti gioco dai cosiddetti luoghi sensibili”. E’ quanto afferma il vice direttore Area Monopoli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Alessandro Aronica, chiedendo di trovare un equilibrio tra prevenzione della ludopatia, continuità degli investimenti delle imprese e tutela del gettito erariale. Parlando della distribuzione dell’offerta di gioco sul territorio, Aronica segnala una stima elaborata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: “sulla base della dislocazione degli apparecchi da divertimento e delle sale giochi del circuito legale, l’osservazione di distanze dai ‘luoghi sensibili’ paragonabili a quelle introdotte dalle leggi regionali dal 2010 a oggi inciderebbe su quote molto rilevanti dell’attuale offerta: se si considerano le sole scuole, i punti vendita interessati dai divieti sarebbero, su un totale di 84093, rispettivamente 15.669 entro 100 metri, 52.707 entro 300 metri, 65.397 entro 500”. Nell’ultima ipotesi rischierebbe la chiusura il 77,7% dei punti vendita, con una possibile “riduzione del gettito complessivo” di 3,503 miliardi. Secondo Aronica, la legge di Stabilità 2016 avrebbe però posto le basi per un approccio alternativo rispetto a un approccio quasi proibizionista: “sono state poste le premesse per una regolamentazione di carattere generale concordata con gli enti locali”, si tratta di una presa di posizione “non proibizionista ma vigile”. In un’intervista al quotidiano Il Sole 24 ore, Aronica sottolinea che il primo obiettivo del settore giochi “resta quello di regolamentare il mercato per incanalare il gioco nel circuito legale, innanzitutto a tutela del giocatore”; infine sulla ludopatia e sull’impatto sociale, la mancanza di cifre ufficiali sul caso italiano “lascia spazio a illazioni di ogni sorta nella vasta gamma che va dalla minimizzazione sino alla drammatizzazione”. Per avere dati attendibili, l’Agenzia ha avviato a fine 2015 un progetto di ricerca epidemiologico avvalendosi dell’Istituto superiore di Sanità: “occorre affrettarci per colmare il gap conoscitivo che ci separa dagli altri Paesi europei”. dar/AGIMEG