Giochi, Aronica (ADM): “Sul gioco problematico è bene far riferimento a cifre attendibili”

dai nostri inviati a Salerno – “Il ruolo dello Stato in questo settore è sempre cambiato nel corso del tempo, ma negli ultimi anni in Italia, nel secondo dopoguerra, per il gioco d’azzardo c’è una riserva statale. Ciò che avviene con la regolamentazione pubblica è affidata però in concessione a una filiera industriale privata. Il ruolo imprenditoriale è rimesso a società private”. E’ quanto ha dichiarato Alessandro Aronica, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, durante il convegno odierno organizzato dall’Osservatorio Internazionale sul Gioco all’Università di Salerno. “Il gioco ha subito un’evoluzione, anche tecnologica, dal lato dell’offerta e quindi anche dal lato della domanda. Abbiamo avuto giochi che hanno segnato la nostra storia, giochi di speranza con lunghi tempi di attesa e tendenzialmente vincevano poche persone. Quando si parla del gioco, si dice “il giro d’affari del gioco è 80 miliardi”. Un tempo, quando c’era il Totocalcio, la Lotteria, la spesa era facilmente calcolabile. Negli anni 2000 il gioco si è trasformato molto. In questi anni – ha ricordato Aronica – si diffondono i videopoker e successivamente i giochi online, a metà degli anni ’90 le lotterie istantanee. Che cosa ha fatto lo stato in questa stagione storica? Lo Stato italiano decide di adottare non un approccio proibizionista, non di repressione, ma più complesso. Dal momento che esiste una domanda di gioco latente e che si incontra nel buio dell’illegalità, cerco di capire se posso costruire un’offerta pubblica che tolga spazio all’illegalità e che incontri questa domanda di gioco della società. In questi 10 anni il settore legale cresce significativamente. Dall’illegalità la spesa migra al settore legale. Questo effetto si stabilizza negli anni successivi, fermandosi intorno ai 17 miliardi di euro, anche fino ai giorni nostri. Questi giochi in cui si spende questa somma importante, sono però giochi che sviluppano un volume di puntate molto maggiore rispetto al passato, per la velocità dei giochi attuali. Questo settore compare quindi come aver preso un’enorme dimensione, in realtà bisogna guardare la spesa, come detto rimasta stabile. I 90 miliardi non rappresentano una grandezza economica, ma tecnica interna al settore. La grandezza economica è la spesa, una cosa cinque volte più piccola – 17 miliardi – dei 90 miliardi. L’accusa che viene mossa al gioco legale, non a quello illegale, è quella che l’offerta del gioco gestito dallo Stato, perché lecito, stimola il gioco stesso. E qui i dibattiti sulla ludopatia e la dipendenza. Il messaggio che vorrei quindi mandare – ha detto Aronica – è che si può essere ostili al gioco, per ragioni etiche, politiche, l’importante però è che queste buone ragioni militino ogni volta sulla scorta di dati corretti e seri. Dopo è giusto discutere anche delle conseguenze del gioco, ma anche sul gioco problematico è bene far riferimento a cifre attendibili. L’unico dato attualmente attendibile è quello dei 19 mila persone che hanno problemi del gioco, ma in tutta Italia. Spesso vediamo citati studi comunali, regionali, nazionali, quando poi chiediamo di vedere i dati, in realtà il tutto si “scioglie” molto velocemente. In questo settore c’è ancora molto da studiare perché siamo lontani dall’avere un quadro chiaro e sereno”. es/AGIMEG