Codice etico Sampdoria. Doping, razzismo e scommesse: chi sbaglia ora paga

In questi giorni si parla molto di codice etico delle squadre di calcio, portando alla ribalta un documento che tutte le società professionistiche hanno espressamente richiesto dallo Statuto della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il codice etico della Sampdoria, per esempio, è suddiviso in cinque capitoli e relativi comma e a supporto c’è anche un regolamento interno, che riguarda  la vita di squadra e gli eventi di gioco. I principi etici generali comprendono il rispetto dei principi di imparzialità e non discriminazione: la società sanziona “qualunque atteggiamento, anche solo apparentemente discriminatorio. Ma – come si legge oggi su Il Secolo XIX – si parla anche di leale concorrenza, immagine della società, lealtà sportiva e cioè astenersi dal porre in essere qualsiasi atto o comportamento che sia diretto ad alterare lo svolgimento o il risultato di una competizione sportiva, ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica. Contro il pericolo match-fixing, infatti, la Sampdoria è stata la prima società in Italia a dotarsi di un risk manager, Luigi Bricocoli e nelle scorse settimane ha firmato un accordo di collaborazione con Federbet, focalizzato anche un attento monitoraggio del mercato delle quote delle scommesse segnalando tempestivamente eventuali anomalie nel flusso delle giocate delle partite della squadra blucerchiata. C’è anche un comma dedicato al settore giovanile, che coinvolge principi educativi, di controllo, di correttezza morale e si affronta la tematica di “regali, omaggi e altre utilità” specificando che non è ammessa alcuna forma di regalia che possa anche solo essere interpretata come eccedente le normali pratiche commerciali o di cortesia. C’è poi l’argomento social: la Sampdoria ricorda a dipendenti e tesserati di non inviare messaggi di posta elettronica minatori e ingiuriosi, non ricorrere a linguaggio osceno, non esprimere commenti inappropriati o indesiderabili. lp/AGIMEG