Caso BPlus, primo stop del Consiglio di Stato all’appello del Viminale sull’interdittiva

“Ad un sommario esame, l’appello non appare assistito da fumus boni iuris alla luce delle considerazioni svolte dal primo giudice e dell’analisi della vicenda (che portò all’interdittiva antimafia nei confronti di Bplus ora Global Starnet, NdR) contenuta nel provvedimento del Prefetto di Roma del 16.11.2015”. Con questa motivazione il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta del Ministero dell’Interno di sospendere la sentenza del Tar Lazio di maggio scorso che aveva appunto annullato l’interdittiva antimafia emessa nei confronti della compagnia, ma non il commissariamento disposto successivamente.

Per i giudici di primo grado né dagli accertamenti effettuati dalla Prefettura di Roma, né dall’indagine per il finanziamento ottenuto dalla Banca Popolare di Milano erano emersi elementi tali da far presumere che Francesco Corallo, l’azionista di riferimento della compagnia, avesse rapporti con associazioni malavitose. Tuttavia, il commissariamento – disposto dal Prefetto di Roma nell’agosto 2014 – era basato su presupposti differenti, ovvero sul fatto che “la società dal 29 maggio 2014 ha uniteralmente interrotto le operazioni concordate con l’Amministrazione dell’Interno, non permettendo l’esercizio delle funzioni di controllo previste dal protocollo di legalità”.

E’ stato poi il Prefetto di Roma a revocare l’amministrazione straordinaria, appunto con il provvedimento del 16 novembre scorso che richiama il Consiglio di Stato. Si attende adesso la sentenza definitiva dei giudici di Palazzo Spada, nell’udienza che si è svolta ieri infatti – proprio alla luce degli ultimi sviluppi – il ricorso è stato mandato in decisione anche nel merito. gr/AGIMEG