Casinò di Sanremo: Mostra di Oreste Edgardo Rossi nel foyer di Porta Teatro sino al 23 maggio

“Incontri” è il titolo dell’esposizione dell’artista Oreste Edgardo Rossi, presente nel foyer di Porta Teatro sino al 23 maggio. “Ha corso a perdifiato, dopo una giornata all’aria aperta, nei prati, nei campi. Oreste ha corso perché aveva in mente un altro gioco e doveva arrivare a casa prima che la nonna prendesse possesso della cucina per allestire la cena. Adesso, in ginocchio, non avverte più bruciare la pelle spellata dai rovi, assorbito com’è dall’impresa che ha annerito le sue piccole mani e riversato dentro l’ultimo cono di luce alla finestra, la sua giornata così piena di scoperte, di immagini. Oreste contempla orgoglioso la chiazza di pavimento rosso mattone della cucina zeppa dei suoi disegni, mentre ancora stringe il legnetto di vite cotto dalla stufa che lui ha usato come carboncino. Anche questa volta nonna Elisa non riuscirà a sgridare quel nipote prediletto. Un bambino con la smania di disegnare. Innanzitutto ciò che vede intorno a sé: alberi, animali, case della campagna di Cartosio, nell’Alto Monferrato, dove Oreste Edgardo Rossi è nato (1946), ha vissuto la prima infanzia e dove ha sempre fatto ritorno per ritrovare la casa, gli affetti, le memorie. Forse anche per ritrovarsi in quell’innocenza piena di stupore e di temerarietà che ancora oggi – dopo un lungo percorso artistico – gli fa dire che per disegnare bisogna lanciarsi sul foglio come fa un bambino. Con impeto. Senza i freni di paure o remore e condizionamenti.
E siccome l’avventura grafica di Oreste Rossi è partita da un mondo agricolo, in questo “luogo di immagini”, tutt’oggi ricco di sorprese, ci soffermiamo mentre sul tavolo di lavoro nello studio di Albissola scorrono i fogli, quasi un ruscello in piena di… pagine e pagine che sgusciano fuori dalle cartelle, si susseguono, si sovrappongono, schiumano luci, ombre, chiaroscuri.
Sono pagine che raccontano vicende affidate all’espressività degli oggetti: le cose assumono il significato di spunti narrativi visivi, dove affiorano i ricordi.[Tratto dal testo di Maria Teresa Castellana]
Un mondo agreste che si respira nell’esposizione “Incontri” realizzata  in collaborazione con il Circolo degli Artisti di Albisola. La mostra si può ammirare tutti i giorni dalle 15.00 alle 24.00.
Hanno scritto dell’artista.
“Il segno, il suo misterioso snodarsi come cifra conoscitiva della realtà è ciò che spinse Oreste Rossi ad iniziare la sua carriera artistica maturando la sua vocazione a contatto col fertile mondo artistico letterario di Albisola con il candore, lo stupore e lo sgomento dell’autodidatta.
Nella sua pittura il centro focale è sempre stato la figura umana anche se ormai nel suo lungo itinerario artistico il segno si è fatto via via più asciutto, meno realistico, con sempre più tratti di deformazione surreale in una sorta di combattimento tra la liberazione della fantasia e l’esigenza di restare fedele alla rappresentazione corporea, ricercando sempre un filtro da opporre alla fugacità dell’esistenza, un tratto non deperibile che si riscatti e si illumini, un segno fecondo di comunicazione tra uomo e uomo.”
“Chi, accostandosi all’opera pittorica di Oreste Rossi, cerchi di scoprire dall’artista qualcosa di più del suo mondo ponendogli domande sulle linee vorticose, i dinamismi nervosi e violenti che caratterizzano il suo tratto, otterrà solo un sorriso e la risposta: “Si, forse, chissà…”.
Timido e riservato, determinato nel suo percorso pittorico che sperimenta e arricchisce nel duro e tenace lavoro nel laboratorio di via Grosso ad Albissola, Rossi cela in sé un universo di emozioni che solo in parte traduce attraverso la pittura, preservando integra quella parte di mistero che un giorno libererà, in un’esplosione, volgendo verso un percorso astratto che da anni lo tenta, ma da cui l’artista si ritrae con un po’ di timore. Le sue opere, ormai da tempo, anelano al superamento di un linguaggio figurativo che sembra spesso imprigionare più che ritrarre i suoi soggetti. I corpi, i volti, gli alberi, ma anche gli oggetti di vita quotidiana, sembrano “condannati” a essere contenuti in un involucro, una “forma”, pronta a esplodere da un momento all’altro per disintegrarsi e generare un moto nuovo dove tutto sarà messo in discussione”. lp/AGIMEG