Carboni (Carboni&Partners) “Le quote di mercato dei singoli giochi vanno misurate attraversa la spesa e non la raccolta”

“Ho letto sul sito della Sapar (articolo di Marco Cerigioni – Mercoledì 16 Ottobre 2013 19:04) le stime relative alla raccolta del gioco presentate dal Centro Studi Automat in occasione dell’ENADA. Condivido le stime del gioco nei luoghi fisici – dichiara Giovanni Carboni, esperto di settore della Carboni&Partners – ma non quelle fornite per il gioco online. Ritengo opportuna la correzione perché inducono valutazioni sulla situazione del gioco online che possono danneggiare gli operatori del gioco online. Il Centro Studi stima una raccolta del gioco per “poker cash e casino games” pari a € 10.635 milioni nel periodo gennaio settembre 2013 con un aumento del 12,3% rispetto al 2012. Io calcolo invece una raccolta nel periodo per questi due giochi pari a circa € 9.300 milioni, inferiore a quella dell’anno prima pari a circa € 9.430 milioni. Ora, un errore in una stima ci può anche stare. Suscita però perplessità il modo con cui il dato è utilizzato, accostando la presunta crescita della raccolta del gioco online al calo della raccolta delle AWP. Sono ormai anni che gli operatori, le associazioni e la stessa AAMS si battono perché il mercato venga misurato con il parametro della spesa, non con quello della raccolta. È legittimo che venga illustrato l’andamento del settore anche usando la raccolta ma non si può pretendere di misurare con essa le quote di mercato dei diversi segmenti di gioco, confrontando tipi di gioco caratterizzati da payout molto differenti.  La misura del mercato è rappresentata dai ricavi che rimangono nel conto economico delle aziende e nelle casse dello Stato dopo che sono state pagate le vincite ai giocatori. Chi ha scritto la nota che illustra le stime del Centro Studi Automat ha ritenuto appropriato sostenere che il settore dell’online costituisce il 16,6% del mercato (la nota dice: “quota di mercato 16,6% (incremento rispetto al 2012, 1.163 €MIO, +12,3%)”). Ma invece la quota di mercato di tutto il gioco online, comprendendo anche scommesse online, bingo online, etc. è il 3,9%, contro il 4,4% del 2012. La quota di mercato del gioco di poker e casino games, includendo anche i tornei e gli skill games, nel 2013 è il 2,9% del totale. La quota dei giochi di casinò online è 1,4% del totale. La quota delle slot online è appena 0,7% del totale del gioco legale italiano, altro che 16,6%! La quota delle slot AWP+VLT invece è oltre il 50%. Settantuno volte di più! È fuorviante accostare il gioco di casinò online alle VLT e alle AWP e alludere che la pressione del gioco online legale è causa della riduzione dei volumi delle AWP. Si sappia che il gioco online legale, in termini di spesa, a partire dalla fine del 2010, è cresciuto a seguito dell’introduzione del poker cash e poi dei giochi di casino, ma soltanto in relazione alla canalizzazione del gioco illegale sul circuito legale. A dicembre dello scorso anno è stato introdotto il gioco delle slot online che ha sottratto quote al mercato illegale. Ciononostante secondo i miei calcoli la spesa del gioco legale online di casinò games, poker e skill nel periodo gennaio – settembre 2013 è calata del 7% – 8% rispetto al 2012. L’introduzione delle slot non ha neppure bilanciato la contrazione del 35% subita dal poker. Il gioco online totale, legale più illegale, è in calo in Italia dalla fine del 2010. In Italia la pressione eccessiva del gioco – se compariamo con gli altri mercati europei – non deriva certo dal gioco online, la cui spesa pro-capite è notevolmente inferiore a quella media degli altri mercati europei. È il gioco online che in Italia subisce i danni collaterali provocati dagli altri settori, non viceversa”. lp/AGIMEG