Carboni (Carboni & Partners): «In Italia 400 euro annui di spesa pro capite sui giochi. Non pubblichiamo cifre errate».

«Nel suo intervento al convegno di ieri su “Gioco e tutela della salute” organizzato da Federgioco il dott. Donzelli, psicologo e psico-terapeuta, ha dichiarato che l’Italia con “18,4 miliardi di euro si spesa effettiva rappresenta oltre il 15% del mercato europeo del gioco” e  che “la spesa pro-capite stimata, per ogni italiano maggiorenne, è stata pari a 1.703 euro nei primi 8 mesi del 2012”. In realtà Donzelli ha usato il dato della spesa sul totale Italia, ma non ha resistito a manipolare la spesa pro-capite. Siccome gli italiani maggiorenni sono circa 46 milioni, la spesa unitaria per italiano maggiorenne del 2012 non è 1.703 ma circa 400 euro, pari a un caffè al giorno. I medici sono bravi nella prevenzione e cura delle malattie e meno in matematica.  Cosa che si evince anche dall’altra dichiarazione: “dei 15 milioni di italiani che giocano abitualmente, circa il 20% sia a rischio di diventare dipendente”».
E’ il commento di Giovanni Carboni, della società Carboni & Partners, consulente ed esperto nel settore italiano dei giochi.
«Ora, i dati dell’indagine IPSAD condotta nel 2010-2011 con il metodo CPGI su un campione della popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni, pubblicati recentemente dal CNR, indicano che circa 2 milioni di giocatori – prosegue Carboni – sono classificabili “a basso rischio”. Forse è stato aggiunto 1 milione per tener conto della quarta età? Al di là del milione in più o in meno, nel mio impegno per una informazione sul gioco problematico, voglio chiarire cosa vuol dire “giocatore a basso rischio”. Il metodo CPGI è basato su un questionario con 9 domande che riguardano il comportamento e le conseguenza patite dal giocatore in relazione alla sua attività di gioco. Vediamo ad esempio due domande sul comportamento: “Quanto spesso hai giocato più di quanto potevi permetterti (al di sopra del tuo livello)?”, “Quanto spesso sei tornato a giocare per cercare di vincere i soldi che avevi perduto la volta precedente?”. Vediamo ora due domande sulle conseguenze: “Quanto spesso hai pensato di avere un problema di gioco eccessivo?”, “Quanto spesso altri ti hanno criticato per il gioco o ti hanno detto che giochi troppo?”. Per ogni domanda è assegnato un punteggio: 0, 1, 2, o 3, corrispondente alle risposte: mai, talvolta, spesso, quasi sempre. Pertanto il punteggio totale varia dal minimo 0 al massimo 27. I giocatori sono classificati in 4 livelli: zero punti = assenza di rischio, 1 – 2 punti = rischio basso, 3 – 7 punti = rischio moderato, 8 punti o più = rischio problematico. Attenzione, problematico, non patologico, condizione che secondo la comunità medico-scientifica può essere accertata solo da uno psichiatra. Secondo il CNR ci sono 2 milioni di giocatori a basso rischio, un tasso inferiore a quello misurato in Gran Bretagna dalla British Gambling Prevalence Survey del 2010. Ma cosa vuol dire giocatore a basso rischio? Ora, la larga maggioranza dei giocatori ha ottenuto un punteggio pari a 1 o 2, la maggioranza di questi avrà ottenuto un punteggio pari a 1. Questo giocatore perciò ha risposto, ad esempio, “Talvolta” alla domanda: “Quanto spesso hai giocato al di sopra del tuo livello?”, ed ha contemporaneamente risposto; mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai, 8 volte mai alle altre 8 domande del questionario. Quando vengono dichiarate stime esorbitanti di giocatori a rischio, per impressionare ad amplificare il fenomeno nell’immaginario dei politici, dei media e dell’opinione pubblica, ricordatevi che stanno parlando per la gran parte di questo giocatore». cz/AGIMEG