Bplus, ecco le motivazioni della Cassazione che hanno annullato l’arresto di Francesco Corallo. Il 12 febbraio tocca al Consiglio di Stato

Sono state rese note le motivazioni con le quali la Corte di Cassazione ha annullato l’arresto di Francesco Corallo, titolare della società Bplus. Secondo i giudici non si capirebbe quale sarebbe stato il contributo di Corallo rispetto all’associazione a delinquere, visto che “era portatore di interessi del tutto autonomi rispetto a quelli dei presunti sodali”.  Corallo quindi non aveva altri interessi in comune con la presunta associazione a delinquere. Inoltre, secondo i giudici, non si capisce come mai solo Corallo avrebbe fatto parte di questa associazione e non anche i vertici delle altre società che hanno ottenuto i finanziamenti erogati dal presunto comitato d’affari. Se c’era quindi un’associazione a delinquere che orientava i finanziamenti della Bpm, Corallo non ne faceva parte. “E’ solo un’ipotesi investigativa e niente più” anche l’accusa che il comitato d’affari avesse svolto attività per condizionare la disciplina sulla legge per le slot machine. Illazioni e derivanti solo da voci imprecisate anche quelle di una “sponsorizzazione” da parte di Marco Milanese, deputato del Pdl, di una corsia preferenziale per la pratica di Bplus e di sue pressioni per modificare le norme sui giochi. “Ancora più evidenti illazioni o racconti incerte del reato” per Guido Marino e l’ex direttore dei giochi Raffaele Ferrara. La sentenza della Cassazione, come detto, rinvia al tribunale della libertà. A meno che la procura non porti nuovi elementi, potrebbe presto cadere il reato di associazione a delinquere per Corallo, uno dei due capi d’accusa. L’altro deriva dall’articolo 2635 del codice civile, la cosiddetta corruzione tra privati, ma è un reato procedibile a querela di parte. La Bpm ha ritirato la querela nei confronti di Corallo e quest’ultimo ha rimborsato i 25 milioni di euro di debito residuo del finanziamento erogato dalla banca. Senza querela i pubblici ministeri non possono procedere. Ma l’altro ieri i pm hanno accusato il comitato d’affari e Bplus di aver fatto pressioni sul consiglio di amministrazione per ottenere la remissione della querela. Nel mirino è finita una lettera inviata dalla società a tutti i consiglieri il giorno dopo che i Monopoli di Stato avevano inviato alla stessa Bplus una lettera di esclusione della società dall’assegnazione della nuova concessione per le Videolotteries. Nella lettera inviata al cda della Popolare di Milano Bplus si lamentava con la banca dei danni che la querela stava provocando alla società, segnalando il presunto conflitto di interesse del presidente del cda, Andrea Bonomi, che attraverso il fondo Investindustrial partecipa al capitale di diretti concorrenti di Bplus, come Snai e Cogetech. Se per i pubblici ministeri la lettera inviata dalla società dei giochi è una indebita pressione per convincere il cda a rimettere la querela, secondo i legali della Bplus, si tratta di tesi “infondate ed ingiuste”, visto che la società ha solo operato per “la legittima tutela dei propri interessi”, anche considerando che “il diritto costituzionale di difesa” è sempre garantito, così come non è “stato abrogato il diritto di comporre le divergenze transattivamente tra le parti, laddove si verta in materia di diritti disponibili”. I riflettori ora si spostano verso il Consiglio di Stato dove il prossimo 12 febbraio i giudici amministrativi dovranno decidere sul ricorso della società contro l’esclusione dalla gara per le nuove concessioni assunto sulla base di un’informativa prefettizia sfavorevole a Corallo e basata sull’indagine milanese. lp/AGIMEG