Bettelli (Ipo): “A Campione scriveremo la storia del poker”

Probabilmente a Campione d’Italia ancora non si sono resi conto di cosa sta per accadere in questa settimana. Nulla di grave, per carità, semplicemente la località sarà invasa dal popolo del poker, che si presenterà al casinò di Campione praticamente al completo. La prossima edizione dell’Italian Poker Open la giocheranno tutti, regular e non. Ecco qualche numero: un milione di euro di montepremi, oltre 2.400 giocatori provenienti da tutta Europa e migliaia di spettatori appassionati: con questa dote da oggi fino al 30 aprile si presenta l’Ipo 10. E’ uno dei principali eventi europei del settore, con il quale la casa da gioco campionese si propone come punto di riferimento anche per il poker e che rientra tra gli eventi celebrativi degli ottant’anni del Casinò. L’evento dell’anno per il Texas Hold’em italiano (non è un’esagerazione, visto che mai in passato è stata raggiunta la quota di 2.000 iscritti). Il merito è senza dubbio delle potenzialità della casa da gioco, così come certi livelli sarebbero stati impensabili senza la collaborazione di Titan Bet, card room che sponsorizza l’evento, ma il vero motore sta nella capacità dell’organizzatore Andrea Bettelli, che insieme al suo staff ha messo in piedi una struttura impressionante nel giro di un paio di anni. La vigilia non sembra spaventarlo, come ci racconta.

Da zero a oltre duemila iscritti nel giro di due anni. Ci racconti come è iniziato l’Ipo?

“Tutto è cominciato nel febbraio 2011, con ambizioni molto umili. Inizialmente pensavamo di organizzare un torneo di 150 persone, che per fortuna è cresciuto evento dopo evento. Fino a toccare numeri da record: a livello italiano solo in un paio di occasioni era stata superata la quota di mille iscritti e si trattava comunque di circuiti internazionali”.

Poi è arrivato Bettelli e cosa è successo?

“Non è arrivato solo Bettelli, è arrivato uno staff di persone molto competenti. In principio abbiamo solo cercato di venire incontro alle esigenza dei giocatori. Quindi abbiamo pensato a un evento sviluppato su tre giorni, un buy in che seleziona ma non impaurisce, con una struttura meno profonda, senza troppo lavoro esterno sulla comunicazione. Facevamo tutto noi: eravamo dei “carbonari”, ma già l’idea di cambiare orario e spostare l’evento verso la sera, studiare qualcosa che non stravolgesse la giornata del giocatore, è stato importante”.

Un milione garantito non è uno scherzo. C’era un po’ di ansia da presentazione?

“L’idea del milione è nata proprio per scherzo insieme a Raphael Naccache, manager di Titan Bet. Poi ci abbiamo ragionato seriamente ed è stata autorizzata. L’ansia non c’è. Un po’ di adrenalina precede ogni torneo, ma sono tranquillo”.

Dove le mettete 2.400 persone?

“Un bel grattacapo, ma la casa da gioco di Campione è in grado di ospitare un torneo del genere. Non è poco considerando che solo le Wsop del Rio di Las Vegas superano numericamente l’Ipo”.

A questo punto cosa invidia ai tornei internazionali, magari qualche top player?

“Per nostra filosofia non abbiamo mai dato una corsia preferenziale ai giocatori pro, anzi, l’Ipo è costruito sulla normalità dei giocatori. Tutti i player devono ricevere le stesse attenzioni. In passato molti hanno fatto l’errore opposto”. lp/AGIMEG