Apparecchi, prof. Vinti a Agimeg: “Global Starnet (Bplus) può continuare a operare con la vecchia concessione fino alla pronuncia della CGE”

“Dopo l’ordinanza di oggi Global Starnet è autorizzata a proseguire con la vecchia concessione, fino alla pronuncia della Corte di Giustizia Europea”. Come spiega a Agimeg il professor Stefano Vinti, legale di Global Starnet (Bplus), è il primo effetto dell’ordinanza con cui il Consiglio di Stato ha sollevato la pregiudiziale comunitaria sul decreto interdirigenziale del 28 giugno 2011, previsto dalla Stabilità 2011. Il provvedimento ha introdotto una serie di rigidi requisiti di solidità economica e trasparenza societaria, i giudici di Palazzo Spada chiedono in pratica se questi parametri potessero essere imposti anche ai soggetti che già avevano stipulato la concessione, dal momento che questo cambiamento ha inciso profondamente sulle condizioni economiche del rapporto. “Il Consiglio di Stato” spiega ancora Vinti, “aveva già stabilito che i concessionari che avevano partecipato alla sperimentazione delle videolottery – lanciata con il decreto Abruzzo del 2009 – potevano proseguire nel vecchio rapporto concessorio, senza dover partecipare alla nuova gara del 2012”. In pratica quindi queste compagnie avevano la possibilità di “prorogare” le concessioni storiche del 2004, e di non sottoscrivere quelle nuove e più onerose. Sulla questione, tuttavia, il Consiglio di Stato aveva già sollevato la questione di legittimità costituzionale, e la Consulta, nel marzo 2015, aveva dichiarato non fondata la questione. Nel caso delle concessioni sui giochi, scrivevano i giudici costituzionali, “è dunque connaturale l’imposizione di penetranti limitazioni della libertà di iniziativa economica”, visti i “profili di delicatezza del tutto particolari, connessi alla rischiosità e ai pericoli propri della peculiare attività economica soggetta al regime di concessione”. E Vinti spiega, “Dopo quella pronuncia, il Consiglio di Stato ha riassunto il ricorso. Noi abbiamo insistito con la richiesta di rimettere la questione alla Corte di Giustizia ritenendo che i profili su cui avevamo chiesto il rinvio alla Consulta fossero diversi. Il Collegio ha accolto la nostra richiesta, ma ha anche chiesto, come primo quesito, se il giudice di ultima istanza – che ha già sollevato la questione di fronte alla Corte Costituzionale – sia tenuto anche a rinviare la questione alla Corte di Giustizia”. In sostanza, Palazzo Spada ha posto una sorta di condizione, e i giudici lussemburghesi potrebbero anche non affrontare la questione, “qualora ritenessero sufficiente il rinvio alla Corte Costituzionale”. In ogni caso, è plausibile che la Corte di Giustizia non si pronunci prima di uno o due anni. gr/AGIMEG