Giochi, al vaglio una “tassa di scopo” per finanziare interventi sociali e culturali

Introduzione di una “tassa di scopo”, finanziata con parte dei proventi del gioco e destinata ad interventi sociali e culturali sul territorio nazionale. E’ l’idea che sta cominciando a circolare e che si basa su una sorta di ripartizione locale anche di parte del gettito fiscale derivante proprio dal gioco. Un po’ come accade in Gran Bretagna dove le comunità locali decidono dove e come investire utilizzare i proventi di lotterie e scommesse. Si finanziano con i proventi fiscali delle lotterie, infatti, programmi di istruzione, progetti sanitari, magari si avviano piani di ristrutturazione di parchi storici o progetti culturali. Le stesse amministrazioni locali (e anche i privati cittadini o le associazioni locali), possono indicare ipotesi e progetti meritevoli di intervento. Insomma, l’idea che circola è di avviare un complessivo processo di riorganizzazione della ripartizione di parte gettito fiscale. L’esempio della cosiddetta legge Veltroni (la 662 voluta nel 1996 dall’ex ministro dei beni culturali), traccia il solco. Da allora al 2014, con parte dei proventi del gioco del Lotto, sono stati finanziati oltre 600 interventi culturali (Reggia di Venaria Reale, Palazzo Reale di Genova, Villa reale di Monza, Cappella degli Scrovegni, Duomo di Urbino; Duomo di Todi, Vittoriano, Palazzo Barberini, Terme di Diocleziano, Pantheon, Domus Aurea, Biblioteca Casanatense, Abbazia di Fossavona, Villa D’Este, Palazzo Famese a Caprarola; Castello Aragonese; Palazzo Capua e Certosa e Museo di San Martino; Città antica di Paestum, La Reggia di Caserta). Se si riuscisse a scrivere un testo unico per il settore dei giochi e delle lotterie – si legge su Libero -, se si trovasse un accordo a livello locale con Regioni e Comuni, si potrebbero cominciare a finanziare micro interventi territoriali e magari indicati direttamente dai cittadini o dalle associazioni locali. lp/AGIMEG