Scommesse, Whittaker (ceo Stanleybet): “nessun condono e nessuna scadenza nel 2016 per i nostri ctd se non sarà riconosciuta dallo Stato italiano la loro piena legittimità”

E’ una presa di posizione dura, ma anche con qualche apertura, verso lo Stato italiano, quella di John Whittaker, ceo di Stanleybet, in questa esclusiva intervista rilasciata ad Agimeg.

 

La politica italiana è tornata da occuparsi della questione ctd, ventilando l’ipotesi di una sorte di condono (a pagamento) per tutti i punti privi di concessione italiana per i prossimi 2 anni.

I CTD Stanley sono legittimati ad offrire i propri servizi da sentenze vincolanti della Corte di Giustizia e quindi sono entità perfettamente legali o, come recentemente suggerito da qualcuno all’interno dell’amministrazione, ‘diversamente legali’. Per loro non è quindi necessario nessun condono. D’altra parte la mia impressione è che – come Stanley aveva preavvertito – la gara per i 2000 diritti, svolta in clamorosa violazione del diritto dell’Unione,  ha disarticolato il sistema concessorio rendendo qualsiasi operatore di CTD nato precedentemente a tale gara perfettamente legittimato. In queste condizioni trovare CTD che sia possibile definire illegali è arduo e io credo che il governo faccia un grande errore tecnico ad introdurre un condono dopo che i buoi sono già usciti dalla stalla. Nessuno vi parteciperà. I Concessionari d’altra parte, hanno ben ragione a non volere nessuna regolarizzazione dei CTD. Specialmente – aggiungo io – considerando che sono già legali!

Si parla anche di un giro di vite dal punto di vista fiscale per i centri trasmissione dati. Quale è la posizione di Stanleybet rispetto a questa ipotesi?

Nulla di tutto cio’ avrà effetto. Le nuove norme verranno disapplicate. Non si possono trattare i CTD diversamente dai concessionari. Se si vuole risolvere il problema dei CTD costringendoli realmente a pagare l’imposta unica basterebbe semplicemente, senza tanti bizantinismi, che la legge dichiari che i CTD di operatori nati prima dell’ultima gara sono legittimi e che, dalla data di entrata in vigore della legge, e solo da quel momento, devono pagare la stessa imposta a cui sono soggetti i Concessionari di Stato. La Stanley, di fronte ad una posizione di questo tipo, inizierebbe immediatamente a pagare l’imposta unica. E, se lo fa la Stanley, tutti seguirebbero. Non c’è nessuna legge che abbia previsto, data la legittimità dei CTD, che devono di conseguenza pagare le imposte. Quello che è previsto dalla legge di stabilità 2011 è esattamente il contrario: cioè che, premesso che i CTD sono illegali, devono però pagare l’imposta unica. Dato che i CTD Stanley sono perfettamente legittimi è chiaro che non rientrano tra i soggetti passivi di quella legge.

Il 2016 sarà una sorte di anno zero per il mercato italiano del gioco, visto che andranno in scadenza molte concessioni tra le quali quelle per le scommesse sportive. Pur non sapendo ancora le condizioni, sareste interessati a partecipare ad un eventuale gara? Se si, a quali condizioni?

Anno zero? Non credo. I CTD, perfettamente legittimati ad operare, non hanno, contrariamente ai concessionari, nessuna scadenza, quindi continueranno ad operare anche nel 2016 e dopo.
Nulla naturalmente impedisce al governo di bandire una nuova gara per ricostituire il sistema Concessorio che sarà appena scaduto. L’equazione che la Stanley o qualsiasi altro operatore ci debba necessariamente partecipare è priva di fondamento. Naturalmente se la gara fosse conveniente e mettesse tutti gli operatori sullo stesso piano noi come Stanley potremo trovare conveniente parteciparvi. Ma mi sembra irrealistico pensare a partecipare ad una gara bandita da autorità che da oltre 15 anni si rifiutano di riconoscere la legittimità dei CTD Stanley, per di più pretendendo, come hanno fatto in occasione dell’ultima gara, che la non partecipazione implica che, se prima potevano avere un minimo di legalità, poi debbano necessariamente essere considerati illegali. Un unico sistema è possibile solo se si comincia a discutere tra le parti. E per iniziare una tale discussione è necessaria la cessazione unilaterale di ogni ostilità verso i CTD, altrimenti la Stanley non accetterà neanche di sedersi ad un tavolo.

Negli ultimi mesi ci sono stati controlli a tappeto anche sulla vostra rete e sul vostro management. Come è la situazione attuale e come valutate questa accelerazione dello “scontro” con lo Stato italiano?

I controlli a tappeto non hanno sortito alcun esito se non quello di radicalizzare lo scontro. La Stanley ha chiamato a giudizio – ad oggi – 73 funzionari – prevalentemente della guardia di finanza –  che sono stati responsabili di comportamenti per i quali la Stanley ha ritenuto si sia integrato, giuridicamente, la fattispecie di ‘colpa grave’ durante le operazioni contro i nostri CTD. Altri 52 atti di chiamata in giudizio sono in corso di notifica ai soggetti responsabili presso il loro tribunale di competenza. La guardia di finanza ha risposto con la preconfezione di una infondata notizia di reato per evasione fiscale contro me e i miei colleghi direttori che la Procura della Repubblica non ha potuto fare a meno di seguire con l’apertura di un procedimento penale. Certi di essere nel giusto non ci siamo persi d’animo e abbiamo reagito ottenendo dal Tribunale del riesame l’annullamento del decreto di sequestro che era stato richiesto dalla Procura. Il Tribunale ha riconosciuto che non esiste nessuna stabile organizzazione di Stanley sul territorio italiano. Quindi l’ipotesi di evasione fiscale è priva di fondamento. L’instaurazione di tale procedimento penale però ha l’effetto deleterio di escludere la Stanley dalla possibilità anche solo di pensare ad una possibile partecipazione alla gara del 2016. Infatti come può essere possibile che una compagnia i cui direttori sono accusati di evasione fiscale possa partecipare ad una gara pubblica? La guardia di finanza, che come si capirà nei prossimi anni è  la vera responsabile finale di tutto ciò, ha confezionato, per lo Stato Italiano, un ‘autogoal perfetto’.

Si potrà mai pensare ad una Stanleybet operante in Italia alla stessa stregua degli altri operatori con concessione statale?

Sarebbe semplicissimo poterlo ottenere. Basterebbe che dalla finanziaria siano stralciati tutti i provvedimenti riguardanti i CTD e siano sostituiti da un unico articolo che dica: ‘1) i CTD di operatori nati prima dell’ultima gara sono legittimi; 2) A partire dalla di entrata in vigore della legge sono tenuti al pagamento dell’imposta unica nella stessa misura dei Concessionari di Stato; 3) E’ istituita una commissione di studio composta da rappresentanti del Ministero dell’Economia, dei Concessionari, degli operatori che operano reti di CTD con lo scopo di formulare proposte condivise per arrivare ad avere nel 2016 un unico canale per i giochi.
I CTD Stanley (o la Stanley stessa per loro) comincerebbero, tutti, a pagare le tasse in Italia. Il 2016 vedrebbe la nascita di un nuovo sistema che sarà accettato da tutti.
Devo però dire subito che la Stanley continuerà comunque a perseguire i funzionari pubblici che violando il giudicato della Corte di Giustizia e delle alti Corti Italiane, hanno danneggiato la Stanley stessa e i propri CTD. Noi non siamo abituati a fare condoni.