Magistro (vicedir. Adm) “Scommesse illegali, evasione da 500 milioni di euro l’anno. E con i Mondiali è boom”

Un’evasione di mezzo miliardo l’anno. E sullo sfondo il business delle scommesse. Con oltre 5 mila agenzie che operano senza licenza del Questore e senza concessioni, quindi senza pagare le imposte, a fronte di un mercato regolare di 7.400. Il grande business dei cosiddetti Centri Trasmissione Dati, operatori nazionali che accettano scommesse sportive per conto di un bookmaker estero (ubicato, in genere, in un altro Paese comunitario, molto spesso Malta), che riscuotono le puntate e pagano le vincite. Fanno, cioè, quello che normalmente fa una agenzia di scommesse. E’ la denuncia del direttore dei Monopoli di Stato, Luigi Magistro, raccontata nell’inchiesta-reportage su “l’Espresso” in edicola venerdì 27 giugno.

E quando la polizia riesce a chiuderne uno, ecco che le agenzie fantasma riappaiono pochi metri più in là: «L’investimento è esiguo, per cui noi li chiudiamo e loro ricominciano da capo. Sono tantissimi, una vera emergenza nazionale», dice Magistro, che ha dichiarato guerra ai Cdt. «Il fenomeno si insinua in Italia già a partire dal 2000, ma assume dimensioni rilevanti nell’ultimo quinquennio, sfruttando la pretesa illegittimità comunitaria della normativa d’allora. Ora le norme sono state allineate ai principi europei e la nuova gara del 2012 ha dato a tutti la possibilità di operare come regolari concessionari dello Stato. Ciononostante, molti hanno continuato ad operare senza concessione perché economicamente più conveniente», spiega Magistro.

Ma come è possibile che, sotto gli occhi di tutti, un fenomeno definito «illegale» dalle stesse forze di polizia possa invece proliferare? ««È molto semplice. Operatori dotati di una licenza come pubblici esercizi, tipicamente Internet point, accettano scommesse collegandosi ad un bookmaker, spesso estero, il tutto in assenza di concessione ed autorizzazione italiana.

Ovviamente, così facendo, non applicano alle scommesse l’imposta prevista in Italia. Questo consente loro di offrire quote migliori rispetto a quelle praticate dai concessionari autorizzati. Rimanendo al di fuori del circuito controllato dallo Stato, per molti è anche facile evadere le imposte sui redditi».

Secondo Magistro, per reprimere il fenomeno, ormai vera piaga nazionale, «c’è un solo modo: effettuare controlli capillari. È quello che stiamo facendo insieme alle forze di Polizia e, in particolare, alla Guardia di Finanza. Nel 2013 sono stati effettuati circa 2 mila interventi. Purtroppo, trattandosi di attività che richiedono investimenti modesti, alla chiusura di un centro segue spesso la riapertura sotto altro nome di copertura. È già in programma una intensificazione dei controlli specifici, così come di quelli volti a contrastare l’evasione delle imposte sui redditi che, nel caso di specie, si può stimare intorno ai 500 milioni di euro all’anno». lp/AGIMEG