Giochi, con troppe tasse salta il banco

Vincoli di destinazione per il gettito che il Fisco incassa dal comparto del gioco pubblico. Un gettito che va consolidato e non incrementato. Non solo. Indicazione di veicoli finanziari o meccanismi di defiscalizzazione destinati a finanziare la ricerca, il trattamento e l’educazione delle ludopatie. Con un’idea ben precisa da cui partire e su cui coinvolgere tutti gli operatori del gambling: sull’esperienza del Regno Unito istituire un Fondo alimentato volontariamente dall’industria del gioco, con possibili sconti d’imposta per chi contribuisce al fondo. Allo stesso tempo lo Stato potrebbe vincolare una parte maggiore del gettito fiscale che già incassa per finanziare progetti di recupero sul territorio, ponendo così fine anche al contenzioso con gli amministratori locali ed evitando che la regolazione del gioco si sviluppi a macchia di leopardo sul mercato nazionale. Sono questi – secondo quanto riporta IlSole24Ore  in un articolo pubblicato domenica – gli interventi necessari per tutelare il gioco pubblico e legale che emergono dall’analisi realizzata dall’Istituto Bruno Leoni con il report «Quando il Fisco dipende dal gioco» presentato nei giorni scorsi a Roma nel corso di un seminario a porte chiuse con Confindustria sistema gioco Italia. Lo studio, che si compone di due paper realizzati da Lucio Scuderio e Andrea Giuricin, passa in rassegna il mercato del gioco in Italia e il sistema di tassazione dell’intero comparto. Se da una parte emerge chiaramente che il sistema di regolazione del gioco in Italia è guardato come modello dall’Europa, dall’altra parte è altrettanto evidente che l’attuale sistema di tassazione e la continua ricerca di nuove risorse per finanziare e sostenere “interventi emergenziali”, rischiano di far “saltare il banco” a vantaggio esclusivo di mafie e concorrenti esteri. L’ultimo esempio concreto di ricorso estemporaneo della leva fiscale nel mercato del gioco è di queste ultime ore con la previsione da parte della Camera, alle prese con l’esame della legge di stabilità, di un aumento verso l’alto della tassazione del gioco fmalizzato a finanziare una serie di interventi eterogenei che nulla hanno a che vedere con il gioco. Dalla fotografia scattata dall’Istituto Leoni, emerge che sebbene il gettito erariale del settore dei giochi sia cresciuto tra il 2006 e il 2012 del 30% (da 6,5 a 8,5 miliardi di euro), tra il ton e il 2012 lo Stato ha dovuto registrare una prima consistente contrazione delle entrate che si è attesta all’8%. In questo senso, sempre secondo l’analisi Ibl, ulteriori incrementi di tassazione rischiano soltanto di produrre spinte in senso opposto: in luogo di maggiori incassi per le casse, lo Stato potrebbe dover registrare ulteriori riduzioni di gettito. Con l’aggravante di spingere i giocatori verso il gioco illegale o verso mercati che offrono un’alternativa facilmente disponibile e caratterizzata da fiscalità bassa o nulla. Gli esempi concreti di una fuga dalle tasse italiane dei consumatori finali anche in altri settori non mancano. Basta guardare ai prodotti del tabacco, dove la corsa al rialzo dell’accisa proposta ormai come strumento pronto-cassa, ha di fatto rilanciato in grande stile il mercato del contrabbando. lp/AGIMEG